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Veltroni riscopre Matteotti novantacinque anni dopo

di  vittorio emiliani

Caro direttore,  giorni fa, inopinatamente, abbiamo appreso che Walter Veltroni aveva in qualche modo scoperto Giacomo Matteotti a novantacinque anni dal tragico rapimento sul Lungotevere Arnaldo da Brescia e dalla soppressione del più coraggioso ed esposto dei deputati dell’opposizione socialista, e non solo. Fa piacere constatare che un personaggio fondamentale del socialismo riformatore sia entrato nell’album di famiglia di un ex comunista. Che per la verità in passato si era dichiarato, se non erro, “clintoniano”, un modello piuttosto remoto sia dal Pci che dal rigore matteottiano. Ma tant’è. Sentire un esponente dell’ex Pci fa suo uno degli esponenti socialisti più genuini fa sempre piacere a quanti non si sono mai vergognati di dirsi ”socialisti”.

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liberalismo, liberalsocialismo, azionismo, ieri oggi e soprattutto domani

di antonio caputo *

Mi spiace molto non potere partecipare  all’importante Convegno della Fondazione Critica liberale, cui mi lega un profondo idem sentire, laico, libertario e liberalsocialista , in occasione del sul cinquantesimo anniversario, in ragione di impegni professionali non differibili. Auguro a tutti Voi buon lavoro, nel solco del filo rosso che da Gobetti va a Salvemini , da Rosselli all’azionismo , da Ernesto Rossi a Bobbio, nostri “maggiori”.  In tempi molto tormentati per chi come noi coltiva ideali e principi propri di una compiuta democrazia rappresentativa non solo formale,  che vive nella separazione dei poteri e nel loro bilanciamento intrinseco e estrinseco, capace di promuovere  e realizzare Giustizia e Libertà, voci  come quella di Critica sono necessarie come l’aria. Affronteremo a breve la scadenza decisiva per le sorti dell’unione dei popoli europei e  della civiltà europea liberaldemocratica e laica,  delle elezioni europee.

È necessario che la libera voce di quanti si riconoscono nei nostri valori suoni  con forza.   La sfida della democrazia del capo o dell’investitura, di quella che Emilio Gentile ha definito  democrazia recitativa alla democrazia e alla sovranità del popolo, in una fase  caratterizzata da personalizzazione e digitalizzazione della politica, impone di trovare nuovi percorsi per dare e conservare linfa vitale alla sostanza della democrazia, i principi e la pratica di  giustizia e libertà,  e veder non morire quegli aneliti.

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