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pubblicità ingannevole. esposto contro il Corriere della sera

COMINCIA LA BATTAGLIA PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEI LETTORI

L’informazione in Italia è in stato comatoso. È di poche ore fa la notizia che i “vertici” di uno dei più grossi Gruppi editoriali (Gruppo Monrif) si aumentano i propri compensi e tagliano il costo del lavoro. Nessuna sorpresa. Gli editori sfrutteranno l’asino fino alla sua morte. Così l’informazione è assediata da precariato, concentrazioni proprietarie, distruzione della professionalità, invasione della pubblicità occulta. Il risultato palese è la triade: faziosità & volgarità & ignoranza. La sua funzione è ridotta o all’adulazione o al manganellamento. I giornali servono a tutto meno che a informare correttamente. Hanno rinunciato alla loro funzione di mezzi di informazione e sono finiti a farsi strumento esclusivo di lotta politica o di interessi economici e commerciali che nulla hanno a che vedere con la loro funzione originaria.

Si salvano in pochi. I lettori non hanno alcun diritto. Le proprietà non hanno alcuna trasparenza. I giornalisti, soprattutto quelli più giovani, ricattati con salari da fame, sono ridotti dalla instabilità del lavoro a servili esecutori. La televisione pubblica è regolata, con soddisfazione di tutti i partiti, dall’autoritaria riforma Renzi.

Quello della comunicazione è oggi il più grave problema che affligge la nostra democrazia. Occorre reagire: è inutile piangersi addosso. Lo sappiamo che il problema è complesso e che le forze politiche mostrano di non accorgersi che esiste una emergenza che mina addirittura il sistema delle libertà. Dobbiamo servirci di ogni mezzo democratico: esistono regole e leggi dimenticate o accantonate. Riprendiamole in mano e riattiviamole. Occorre chiedere la loro piena applicazione.

Il primo passo, per noi, è il ripristino della concorrenza leale e il rispetto della deontologia giornalistica. Ormai la “pubblicità nativa”, ovvero quella ingannevole che nasconde al lettore il messaggio pubblicitario e lo truffa, sta dilagando su tutta la stampa nazionale. Uno dei suoi scopi è di assuefare i lettori, accrescere l’indifferenza e la ricettività. Noi, a mo’ di esempio, denunciamo le irregolarità del “Corriere della Sera”, perché particolarmente clamorose e costanti. Ma queste pratiche scorrette sono usuali anche in altri Gruppi editoriali. Bisogna riattivare strumenti esistenti e applicabili a quasi tutti i mezzi di informazione.

Qui di seguito pubblichiamo l’esposto che abbiamo inviato a tutti gli organismi sanzionatori sia giornalistici sia pubblicitari, finora inerti. Ci aspettiamo che facciano il loro dovere.

Ecco l’esposto:

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DUE PROPOSTE PER USCIRE DALLA MELMA

di enzo marzo

Due giorni fa ho partecipato a un dibattito  sul diritto alla conoscenza. Due giorni prima era stato approvato a larga maggioranza un documento su questo argomento dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.  Ho dovuto ringraziare il suo autore, il senatore piddino Rampi, perché mi sembra che per la prima volta si sia cercato  di superare la vaghezza delle belle parole e di indicare delle soluzioni concrete. Speriamo che l’iter faccia passi avanti. Ovviamente vi si parla molto dei media. Lo scopo è quello di far promuovere il diritto alla conoscenza  a diritto umano. A me di sinistra liberale indica il sentiero Luigi Einaudi col suo “conoscere per deliberare”, a me europeo indica il sentiero Dante col suo invito a “seguir vertute e conoscenza”. Voi direte , tutto scontato, ma è cosi? O ci stiamo prendendo in giro reciprocamente facendo finta che le nostre democrazie siano davvero tali, facendo finta che i mezzi di comunicazione siano davvero liberi? Mi pare che siamo tornati all’ipocrisia dello statuto albertino che nel suo testo preparatorio affermava che “la stampa è libera ma sottomessa a leggi repressive”. Non sorridete. Noi potremmo dire: la stampa è libera ma sottomessa a regole che nessuno fa rispettare, al crollo della professionalità, alla pubblicità occulta, al terribile conformismo della concentrazione editoriale, alla precarietà che rende schiavi, alla ignoranza che è l’esatto opposto della conoscenza.

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