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Sulla sinistra italiana: una riflessione critico-politica. Ragionando su PSI e PCI

di paolo bagnoli

A oltre sei lustri dalla scomparsa dei partiti storici e della sinistra dalla scena politica italiana, nonostante la non poca letteratura prodotta sulla materia, occorre osservare come la questione della sinistra  vada reimpostata. Non si tratta di un’esigenza esclusivamente storica, ma precipuamente politica se si ritiene, come noi riteniamo, che la storia della sinistra italiana non appartenga al passato, ma alla politica nel senso che la sua vicenda costituisce, o dovrebbe costituire, l’elemento di avvio di una riflessione propedeutica al reinsediamento della medesima nell’Italia del presente; in qualche modo ripartendo da zero rispetto ai travagli del passato i quali, tuttavia, non possono essere messi da parte se l’intenzione dell’operazione ha un segno positivo considerato che la storia ha emesso il proprio giudizio e dove sono gli errori, le occasioni mancate, le cose giuste è risaputo. Tutto ciò, evidentemente, non può essere dimenticato e non si può far finta che non ci sia, ma se oggi l’Italia è l’unico Paese europeo in cui non vi è traccia di una sinistra degna di questo nome, una ragione ci sarà.

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“ITALIA DEFUNTA”: AVANTI!, “La lotta dei lavoratori continua”

Abbiamo sempre disistimato Matteo Renzi, fin da quando accettò (da sindaco piddino) di farsi accompagnare da Verdini ad Arcore per omaggiare Berlusconi (presidente del consiglio berlusconiano). E da allora i due ospiti diventarono i mentori e i suggeritori di tutta la politica renziana contro il centrosinistra… Lo abbiamo attaccato duramente e abbiamo dato una mano per la sua sconfitta al referendum costituzionale. Per noi è semplicemente un avventuriero della politica, uno dei più squallidi tra quelli che hanno causato la rovina del paese.
Ma una cosa è svillaneggiarlo e un’altra dargli “l’abbraccio della morte”. Non siamo così malvagi. Per questo siamo amareggiati dalle ultime dichiarazioni di Giulio Di Donato a favore di Renzi, cui offriamo una completa e sincera solidarietà. Un poveraccio sgomita ogni giorno per raccattare a mala pena il 2-3% di consensi, con certa audacia intitola il suo cerchio magico “Italia viva”, e poi gli arriva un rottame tra i più squalificati della prima repubblica che lo riempie di lodi e lo affonda nell’”Italia defunta”.

Di Donato fu uno dei tre Vicerè (assieme ad altri due gentiluomini come Pomicino e De Lorenzo) che fecero per lunghissimo tempo il cattivo tempo a Napoli. Craxiano di ferro e vicesegretario del Psi, nel 2004 fu condannato a tre anni e quattro mesi per corruzione nel processo per le tangenti nella privatizzazione della nettezza urbana a Napoli. Ovviamente, uscito dal carcere e dai “domiciliari”, diventò – per meriti acquisiti – prima berlusconiano e poi mastelliano. Una vita così travagliata deve averlo segnato molto, al punto che ora sostiene l’unione tra il Psi e Renzi e rassicura i suoi amici berlusconiani e socialisti perché con Renzi «per il Psi non vedo rischi di neocentrismo». L’àncora a destra è sicura. Poi strafà, e sul “Trasformista”, il quotidiano forzarenziano di Romeo e Sansonetti, dà consigli al piccolo Renzi sulla riforma della giustizia. Chi più esperto di lui?