Archivi tag: italia viva

I LIBERALI SAUDITI

Dedicato ai maniaci di microscopia politica. C’era una volta il PLI, un partito piccolo piccolo, ma per alcuni decenni decente, centrista; con la testa rivolta all’indietro ma rigorosamente antifascista e anti-pci. Aveva molti difetti, ma sapeva cos’era la sinistra e la destra. Purtroppo divenne sempre più subalterno alla Dc e ai suoi costumi politici. Fu estraneo al nobile filone riformatore del liberalismo anglosassone però si tenne ben lontano, come fecero i cugini inglesi, dal thatcherismo. Per non parlare della sua ripugnanza per iI “liberalismo austriaco” di Haider. Come gli altri partiti laici, non fu all’altezza né del compito storico che gli spettava né soprattutto dell’idea che lo doveva ispirare. Precipitò inevitabilmente nel vortice di tangentopoli.

Non si riesce a capire perché non lo lascino riposare in pace. Invece no, piccoli frantumi opportunisti si sono impadroniti di quella bandiera dignitosa e la sventolano qua e là, come fanno le truppe mercenarie. Il loro cinismo li ha portati per anni nello schieramento berlusconiano affamati di briciole. Roba da far rabbrividire Croce ed Einaudi. Rotti gli argini, hanno abbandonato ogni pudore e si sono messi nelle liste salviniane, contigui con i razzisti e nazisti di Forza nuova e di Casa Pound. Da lontano osservavamo e in qualche modo ammiravamo la faccia tosta (diciamo così) così ostentata. Continuavano spudoratamente a dirsi liberali per dimostrare la loro ignoranza. Se li avesse incontrati, il moderato Malagodi li avrebbe fatti rotolare a calci per le scale di via Frattina. Le ultime notizie, però, ci fanno venire il sospetto che una qualità ce l’hanno: a furia di stare tra i reazionari tosti hanno acquistato la capacità di riconoscere al puzzo quelli che sono di destra e di estrema destra come loro. Si sono trasformati in una cartina di tornasole. In veri “certificatori” di cinismo destrorso pronto a qualunque politica, purché illiberale. Per questo non ci siamo affatto meravigliati per il salto acrobatico che hanno fatto con l’accordo politico con Italia Viva, con i renziani. Da Salvini a Renzi, con la speranza di fare da ponte tra i due. Il PLI dei “liberali” ex-salviniani ora si accorda ufficialmente con i democristiani sauditi e con l’apporto dei suoi 7 voti ci assicura un nuovo Rinascimento gigliato e la rigorosa difesa della stato di diritto alla bin Salman

“ITALIA DEFUNTA”: AVANTI!, “La lotta dei lavoratori continua”

Abbiamo sempre disistimato Matteo Renzi, fin da quando accettò (da sindaco piddino) di farsi accompagnare da Verdini ad Arcore per omaggiare Berlusconi (presidente del consiglio berlusconiano). E da allora i due ospiti diventarono i mentori e i suggeritori di tutta la politica renziana contro il centrosinistra… Lo abbiamo attaccato duramente e abbiamo dato una mano per la sua sconfitta al referendum costituzionale. Per noi è semplicemente un avventuriero della politica, uno dei più squallidi tra quelli che hanno causato la rovina del paese.
Ma una cosa è svillaneggiarlo e un’altra dargli “l’abbraccio della morte”. Non siamo così malvagi. Per questo siamo amareggiati dalle ultime dichiarazioni di Giulio Di Donato a favore di Renzi, cui offriamo una completa e sincera solidarietà. Un poveraccio sgomita ogni giorno per raccattare a mala pena il 2-3% di consensi, con certa audacia intitola il suo cerchio magico “Italia viva”, e poi gli arriva un rottame tra i più squalificati della prima repubblica che lo riempie di lodi e lo affonda nell’”Italia defunta”.

Di Donato fu uno dei tre Vicerè (assieme ad altri due gentiluomini come Pomicino e De Lorenzo) che fecero per lunghissimo tempo il cattivo tempo a Napoli. Craxiano di ferro e vicesegretario del Psi, nel 2004 fu condannato a tre anni e quattro mesi per corruzione nel processo per le tangenti nella privatizzazione della nettezza urbana a Napoli. Ovviamente, uscito dal carcere e dai “domiciliari”, diventò – per meriti acquisiti – prima berlusconiano e poi mastelliano. Una vita così travagliata deve averlo segnato molto, al punto che ora sostiene l’unione tra il Psi e Renzi e rassicura i suoi amici berlusconiani e socialisti perché con Renzi «per il Psi non vedo rischi di neocentrismo». L’àncora a destra è sicura. Poi strafà, e sul “Trasformista”, il quotidiano forzarenziano di Romeo e Sansonetti, dà consigli al piccolo Renzi sulla riforma della giustizia. Chi più esperto di lui?