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UN “IN” CHE STA PER DOMINIO: IL COGNOME DEL MARITO SULLE CANDIDATURE ELETTORALI

di  alessandro giacomini in *maestranzi.

Le prime tracce di assumere il cognome del marito si riscontrano nell’antica Roma, tutto ciò era di legge in quanto il matrimonio prevedeva l’affrancamento della donna alla podestà del marito, la cosiddetta “ Manus“, la manus era un diritto del marito di poter decidere perfino della morte della moglie. Purtroppo, pur balzando di parecchi secoli la situazione non si è evoluta, già in tempi più recenti il codice civile del regno d’Italia si esprimeva cosi : “ il marito è capo della famiglia, la moglie ne assume il cognome, ed è obbligata ad accompagnarlo dovunque egli creda “. 

Lo stesso obbligo che si è palesemente notato nelle recenti consultazioni elettorali, l’aggiunta del cognome del marito sarebbe avvenuto d’ufficio, senza la richiesta dell’interessata, o meglio, le amministrazioni lo hanno inserito senza avvisare le elettrici. La possibilità di inserire il cognome del marito accanto a quello della consorte sulla scheda sui registri elettorali e sulle candidature esiste da almeno 20 anni, ma solo negli ultimi mesi il ministero dell’Interno ha fatto applicare questa possibilità, facendo stampare il nome del coniuge sulle tessere delle elettrici. L’articolo 13 della legge 30 aprile 1999 n.120 sulle “Disposizioni in materia di elezione degli organi degli enti locali nonché disposizioni sugli adempimenti in materia elettorale” disciplina le modalità di istituzione della tessera elettorale. Da segnalare pure diversi casi di donne separate con l’aggiunta del cognome del marito, un insopportabile passo indietro anche di sensibilità . Ma che significato ha dire la moglie di, forse le donne sposate non sono più se stesse ?

Un personale e simpatico esempio:

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