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Eutanasia, mio fratello si è ucciso per esigenza di dignità.

di carlo troilo

Eutanasia, mio fratello si è ucciso per esigenza di dignità. Perciò dico: serve legiferare sul fine vita

Nell’aprile del 2004 mio fratello Michele – 72 anni, scapolo, malato terminale di leucemia – decise di farla finita gettandosi dal quarto piano della sua casa a Roma.

Michele sopportava con coraggio le fasi estreme della malattia, anche perché assistito quotidianamente da medici volontari dell’ospedale che lo aveva avuto in cura. Purtroppo una sera – dopo che l’avevo salutato per tornare a casa – Michele ebbe per la prima volta una crisi di incontinenza. La signora che lo assisteva per la notte lo spogliò, lo portò in bagno per lavarlo e lo rimise a letto con un pigiama pulito, non ritenendo necessario avvertirmi di quanto avvenuto.

Michele si addormentò – o finse di dormire – e all’alba aprì le finestre del terrazzo e si gettò dal quarto piano, schiantandosi sul tetto del garage. Dunque, si uccise non per sfuggire a sofferenze fisiche, ma per una esigenza di dignità.

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L’ITALIA LUNAPARK

di enzo marzo

1. Un sospiro di sollievo. Anzi, qualcosa di più di un sospiro di sollievo.

Nell’Italia Lunapark siamo usciti miracolosamente dal Tunnel dell’Orrore. Non si può ragionare sulla vicenda presidenziale senza ricordare e dare la priorità a questo dato psicologico e di fatto.

Entrino, entrino signori. Saliti sul carrello traballante abbiamo imboccato un lunghissimo corridoio di molte settimane in cui ha aleggiato concretamente il Pregiudicato e i suoi fantasmi. Con l’appoggio dichiarato della maggioranza parlamentare meno una manciata di voti. Una bazzecola per chi, i deputati, se li può anche comprare. Il rischio di un’Italia rappresentata da un truffatore dello stato drizzava i capelli in testa. Anche perché era da rabbrividire l’acquiescenza dell’intera destra nonché il mancato scandalizzarsi degli organi di disinformazione. In più, di contorno, c’era la grancassa dei pennivendoli, degli slurpisti di professione, persino degli ex estremisti di sinistra che intonavano le laudi per lo Statista di Arcore ed esortavano gli italiani a essere «riconoscenti» e a «chiedere scusa» al loro Padrone e alla sua combriccola di collusi con la mafia, di corruttori di giudici, testimoni, avvocati ecc. per aver osato uscire dal coro quando si andava compiendo lo sterminio di ogni etica pubblica nel nostro paese.

Non era fantasia perversa solo per impaurire i bambini, è stato un tragico rischio reale.

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CONTRO IL ROSATELLUM (CHE LEGA E M5S VOGLIONO CONSERVARE)

All’inizio fu il Porcellum, poi venne l’Italicum, adesso sarà il turno del Rosatellum. Tre leggi elettorali, le prime due censurate, per vizio di costituzionalità dalla Consulta, la terza, quella vigente, il Rosatellum, è stata impugnata davanti al Tribunale di Messina, con ricorso in materia di tutela dei diritti elettorali, da alcuni cittadini, di area liberale, i quali ravvedono anche per la vigente legge elettorale n.165/2017 (quella che utilizzata per formare l’attuale parlamento) rilevanti vizi di costituzionalità.

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FINALMENTE IL CAMBIAMENTO: ALLA CONSULTA UN GIUDICE CLERICALE

Il Governo del cambiamento sprigiona la sua capacità innovativa pescando in una inedita fucina di talenti. Spinge infatti il Parlamento a scegliere il nuovo giudice costituzionale. Si tratta di Luca Antonini, costituzionalista di fiducia di una innovativa e dinamica realtà sociale denominata Comunione e liberazione. Un uomo non a caso portato nelle istituzioni da un politico di rottura come Carlo Giovanardi, e poi scelto come responsabile del federalismo fiscale da un altro campione dell’innovazione in contanti a nome Giulio Tremonti.  Al governo e al parlamentari tutti i complimenti e i sentiti ringraziamenti della redazione di Critica liberale.

vetriolo – 20 luglio 2018