CHE NE PENSATE DI QUESTO GOVERNO?
AVETE UN GIUDIZIO DA DARE IN BREVE? SCRIVETELO A info@criticaliberale.it……PER UN INTERVENTO PIU’ COMPLESSO, SCRIVETE ALLA DIREZIONE.
VINCENZO FERRARI: Un solo pensiero sul governo Conte (alias: Farage – Le Pen): se realizzerà il programma porterà il paese alla catastrofe. Se non lo realizzerà, avrà ingannato i suoi elettori. Tutto qui, per ora.
IN POLITICA LA LOGICA DEL MENO PEGGIO NON SEMPRE FUNZIONA
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UN COLOSSALE PARADOSSO
di gian giacomo migone
Caro Direttore, siamo di fronte ad un colossale paradosso. Il varo del governo Conte, che con ogni probabilità riceverà la fiducia delle camere, costituisce un’ importante vittoria democratica della Repubblica Italiana, anche se la sua natura politica, composizione e – nella parte più importante -programma, dovranno trovare la massima vigilanza, atto per atto, e – in linea di principio, la ferma opposizione di ogni democratico.
LA TRUFFA
di riccardo mastrorillo
In un crescendo di innovative prassi istituzionali il Movimento 5 stelle e la Lega hanno predisposto un contratto di governo e hanno indicato Giuseppe Conte come presidente del Consiglio. Il Presidente Mattarella, vincendo qualche riserva sul fatto che il candidato non fosse un politico e poteva apparire debole, non essendo espressione diretta di un voto popolare, ha affidato a Conte l’incarico di formare un Governo. Abbiamo seguito in questi giorni le ricostruzioni dei retroscena e soprattutto la delicata questione del nome di Savona a Ministro dell’Economia. La Costituzione prevede all’articolo 92 che «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Già la conoscenza della lingua italiana, potrebbe sovvenire per comprendere l’assoluta correttezza formale del comportamento di Mattarella, ma svariati e anche recentissimi precedenti, in merito al fatto che, rientra nelle prerogative del Presidente della Repubblica quella di contestare i nomi dei ministri proposti, aiutano a capire che in questa vicenda parlare di messa in stato d’accusa del Capo dello stati ci pare francamente ridicolo.
NE VALEVA LA PENA?
di giancarlo tartaglia
Mai una crisi politica nella storia della Repubblica è stata cosi lunga, complessa e dagli esiti assolutamente imprevedibili come quella che stiamo vivendo. Per tentare di comprenderla occorre partire da quelli che possiamo considerare, senza alcun dubbio, i punti fermi.
Il primo riguarda lo strombazzare in queste ore di un ipotetico impeachment del Presidente Mattarella. La richiesta non ha né senso logico né giuridico. Il Presidente della Repubblica ha agito nell’ambito dei poteri che la Costituzione gli conferisce. In base alla Carta del ’48 è il Presidente della Repubblica che nomina i ministri, ancorché proposti dal Presidente del Consiglio incaricato. Non esistono nella Costituzione limiti a questo potere discrezionale del Presidente. Pretendere di metterlo sotto accusa per il suo rifiuto di nominare il Professor Savona alla guida del dicastero del Tesoro è perciò frutto di analfabetismo costituzionale.
Il secondo punto, anch’esso assolutamente indiscutibile, è che in questo Parlamento, cosi come uscito dalle urne del 4 marzo, non esiste alcuna maggioranza e che dopo 80 giorni di crisi sono state “bruciate” tutte le possibili alleanze, tranne quella, che si va sempre più consolidando, tra Lega e 5 Stelle.
L’ERRORE FATALE DEL PD
di piero ignazi
Il conflitto istituzionale che si è aperto è figlio del via libera all’accordo tra 5Stelle e Lega, un accordo in buona misura favorito dal rifiuto del Pd di andare a vedere le carte dei pentastellati. La crisi di queste ore deriva da una pulsione anti-establishment dei due partiti che si è spinta fino al progetto di dare vita ad una “terza repubblica”, arrivando a forzare le regole attraverso la diminutio del ruolo del presidente della Repubblica, chiamato a ratificare come un semplice notaio scelte incompatibili con la difesa degli interessi della nazione quali la nostra appartenenza all’Unione Europea e ai suoi principi. Si poteva evitare tutto ciò? Probabilmente sì, se altri attori politici avessero giocato un ruolo politico e non si fossero ritirati sull’Aventino. Alludiamo, evidentemente, alla scelta del Pd, o meglio, del suo “segretario dimissionario”, ma saldamente al comando, come si è visto nelle ultime riunioni collegiali del partito.
ACCECATI DAL FANATISMO
di franco pelella
Caro direttore, il modo con il quale gli aderenti al M5S stanno reagendo alle critiche espresse al curriculum del professor Conte è significativo dell’atteggiamento che essi hanno nei confronti dei loro avversari politici. La loro convinzione è che chi li critica è automaticamente un sostenitore di Renzi e del Partito Democratico, uno che non avrebbe espresso mai dubbi nei confronti dei governi Renzi e Gentiloni. Essi, accecati dal loro fanatismo, non prendono in considerazione l’idea che chi oggi critica il nuovo governo e i partiti che lo compongono può aver espresso in passato numerose perplessità nei confronti di coloro che oggi sono avversari politici del M5S.
COERENZA E INCOERENZA
Caro Marzo,
UNA FERITA ALLA DEMOCRAZIA
di gian giacomo migone
LETTERA NON PUBBLICATA DA “REPUBBLICA”
Caro Direttore, sono da sempre convinto che una piena integrazione costituisca una condizione per la salvaguardia e lo sviluppo della democrazia europea e italiana in un mondo globalizzato; che l’euro sia una prerogativa di sovranità indispensabile, nei confronti di altri monete che lo contrastano – in primo luogo il dollaro – malgrado sia oggi uno degli strumenti sovranazionali a disposizione di una politica economica dei pochi ricchissimi a scapito di tutti gli altri.
l’esecutore
Conte e l'”avvocato del popolo”, giacobinismo ostentato, preteso o inconsapevole e incolto, che identifica governo e popolo (tutto indistintamente). In altri tempi sappiamo come finì. E’ necessario che i poteri siano divisi . L’avvocato del popolo nella Roma repubblicana era il Tribuno della plebe contrapposto ai consoli ed espressione di contro potere . Potere negativo lo definì Rousseau che forse i 5stelle non hanno studiato. Non per nulla Robespierre non volle il Tribunato nella costituzione del 1791, affermando di essere lui il Tribuno. Come Lenin, erede del giacobinismo politico. Ma Conte non è Robespierre, piuttosto è l’ esecutore di un contratto civilisticamente di difficilissima interpretazione, gestione e eseguibilità, con obbligazioni nebulose molto difficilmente esigibili dai cittadini
BANDO per borsa di RICERCA
Anno Accademico 2018/2019
- Caratteristiche e finalità
La Fondazione Critica liberale mette a concorso una borsa di studio per giovani tra i 22 e i 24 anni, in possesso di Laurea triennale e in regola con gli esami del proprio successivo corso di studio, magistrale o a ciclo unico, ovvero in regola con gli esami del proprio corso di studi a ciclo unico, con un piano di studi attinente le questioni dell’integrazione europea, della tradizione del pensiero federalista europeo e della teoria liberale della poliarchia sovranazionale.
La borsa viene messa a concorso nei seguenti ambiti tematici:
- storia e/o attuali sviluppi del pensiero federalista europeo
- teoria liberale della poliarchia e del federalismo
- evoluzione storica e attualità delle istituzioni dell’Unione Europea e valutazione critica nell’ottica federalista europea
La borsa di studio è bandita, a valere dal 30 giugno 2018 al 30 maggio 2019 per un importo di 5.000 euro:
La borsa di cui al presente bando saranno assegnate entro giovedì 7 giugno 2018 da una commissione nominata dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione nelle persone del vicepresidente Franco Caramazza, di Giovanni Vetritto e di Riccardo Mastrorillo.
I criteri ai quali si atterrà la commissione nella valutazione saranno i seguenti:
- coerenza della ricerca proposta con gli ambiti tematici indicati nel bando;
- qualità del curriculum di studi (ed eventuali pubblicazioni);
- qualità (interesse, originalità, ecc.) del progetto di ricerca presentato.