NON SCHERZIAMO COL FUOCO: SALVINI, IL VICESINDACO E LA FOTO DI FAMIGLIA CON IL NEONAZISTA

di paolo berizzi [“la Repubblica”  5 ottobre 2019]

Uno scatto immortala il leader leghista (era ancora ministro) e lo svizzero Roger Etter. Pregiudicato e amico del filosofo sovranista russo Dugin

LUGANO – Foto di famiglia dal Canton Ticino: con sorpresa. Se gratti, come i biglietti delle lotterie, esce la combinazione. In questo caso i “numeri” del neosovranismo verde-nero: Lega, estrema destra e il link con la Russia. Metti insieme Matteo Salvini, un vicesindaco leghista e un neonazista svizzero – vicino ad ambienti russi – pregiudicato per tentato omicidio (ha sparato in testa a un imprenditore). Nella fotografia, che risale a qualche mese fa – quando Salvini era ancora ministro dell’Interno -, i tre posano sorridenti, vestiti in modo informale. L’ex capo del Viminale sfoggia una t-shirt con il disegno della croce di San Giorgio (simbolo dell’eroismo dei crociati in Terra Santa e prima bandiera della Lombardia), e, sovrapposte, due asce incrociate, emblema di forza guerresca. Un fregio che ricorda i martelli incrociati degli Hammerskin neonazisti.

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CALENDA, ANCORA UNO SFORZO!!!

Per 30 anni ho scritto e sostenuto le cazzate del liberismo”.    Così  finalmente oggi Carlo Calenda confessa pubblicamente all’Italia tutta.  Si dimentica di aggiungere quanti danni valuta di aver arrecato al paese con le sue trentennali “cazzate”. Già perché il pluriministro allo Sviluppo economico ha un curriculum che garantisce che ha avuto molte opportunità per far pagare all’Italia il suo trasformismo e le sue idee bacate: già responsabile gestione relazioni con i clienti della Ferrari; già in Confindustria è direttore dell’area strategica e affari internazionali ; poi si butta in politica sotto l’ala protettrice di Montezemolo, così diventa coordinatore di “Italia futura”. …già con Monti, poi statista nel governo Letta, addirittura può esprimersi al meglio come Ministro nei governi Renzi e Gentiloni; passa da “Scelta civica” al Partito democratico giusto in tempo per farsi “nominare” parlamentare europeo, per poi, dopo qualche  settimana, andarsene dal Pd per fondare un nuovo partito di centro destra, ovviamente senza dimettersi dal seggio europeo.  Oggi, in un empito di sincerità (o forse per trovarsi un nuovo spazio nel centrosinistra, visto che nel frattempo il Centro è diventato molto affollato), solennemente fa l’iniziale abiura che entrerà nella storia anche per l’eleganza del suo lessico. 

Ci siamo sempre domandati quale fosse il filo che univa tutti questi Calenda variopinti e camaleontici. Adesso lo sappiamo: il fatto che da 30 anni è rimasto coerentemente a dire e a sostenere “cazzate” . Sta già a trenta, deve insistere, con le sue attitudini e col suo opportunismo arriverà presto a “quota cento”.

CRETINI VERSUS GRETINI

Ormai la lotta tra  cretini e i gretini è al coltello. I giornali di destra, soprattutto “Libero” (da ogni vergogna), usano quotidianamente il neologismo “gretini” per cercare di frenare la spinta a favore dell’ambiente. Non si sa se per cretineria pura o perché  così possono atteggiarsi ad anticonformisti. Hanno perfino scoperto con un ritardo di un secolo che siamo immersi nella “società dello spettacolo”. In questa forse la differenza la fanno i contenuti e la forma. Per fare un esempio: Greta promuove l’ecologia con discorsi fin troppo seri, Sgarbi promuove sé stesso col turpiloquio. La Destra non può che amare Sgarbi.

DI NECESSITA’ VIRTU’ – PENSIERINI FILOGOVERNATIVI

di enzo marzo

Finalmente un po’ di bonaccia. Erano anni che vigeva un clima politico esasperato che ha portato a una spaccatura profonda nel paese. Protagonista è stata l’irruzione dell’estremismo di destra, con il recupero di tutti i temi e i valori che speravamo fossero stati relegati nell’armamentario da dimenticare del Novecento totalitario, ma che invece sono stati riproposti strumentalmente per scopi elettorali da un leghista demagogo ai più bassi livelli, neofita sia del sovranismo sia della superstizione religiosa. Di antica data in lui c’è soltanto il razzismo.

Purtroppo Salvini ha raccolto moltissimi consensi, perché gran parte del popolo italiano, stremata da un venticinquennio di indecenze berlusconiane e dalla mediocrità assoluta di tutte le classi dirigenti che si sono susseguite al governo, si è aggrappata a parole d’ordine che nascono non tanto da valori o da interessi quanto da paura e ignoranza. L’una e l’altra molto profonde. Questi italiani negli ultimi decenni non si sono mai fatti rappresentare da un ceto politico di Destra decente, ma solo da un furfante pregiudicato che per i suoi profitti ha inquinato in profondità il tessuto etico dell’intera società. I rivoli infettanti hanno colpito tutti i settori, non se ne è salvato alcuno: dalle professioni alla magistratura, dalle forze dell’ordine alla scuola e all’Università, dall’imprenditorialità al giornalismo, e così via. Il ceto medio e quello medio-alto si sono impoveriti e hanno collassato. Non dobbiamo allora meravigliarci se in tutte le classifiche dei ventotto paesi europei siamo precipitati all’ultimo o al penultimo posto.

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MARCHETTA ALLA GAZZETTA DELLO SPORT: “RISO O PASTA?”. “BARILLA”… CERTO. E’ LO SPONSOR

di www.professionereporter.eu

Nuove frontiere del giornalismo. La grande sciatrice statunitense Mikaela Shriffin, due titoli olimpici e cinque iridati, intervista il grande tennista Roger Federer “per conto di un gruppo selezionato di giornalisti internazionali”. Per l’Italia c’è la “Gazzetta dello Sport”, giornale principe degli specializzati sportivi.

La formula è già strana. I giornalisti hanno bisogno della Shriffin per fare domande ed essere pronti a ribattere (visto che trattiamo di Federer) alle risposte? Ma quel che conta viene dichiarato subito nelle prime righe del pezzo uscito a tutta pagina giovedì 19 settembre con il sopratitolo prestigioso “l’altra copertina”: l’iniziativa di questa “operazione” è la Barilla, “sponsor italiano che i due numeri uno hanno in comune, oltre all’amore per la pasta”, ci informa il collega della Gazzetta che mette la firma sul tutto, Pier Bergonzi inviato a Ginevra.

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LA BRUTALITÀ’ DELLA POLIZIA DI HONG KONG E L’ABUSO DI POTERE [anche versione inglese]

Cronache di inaudita violenza istituzionale. La testimonianza diretta di un cittadino di Hong Kong.

di claudia lopedote

            Nel giugno scorso abbiamo seguito con apprensione e incredulità il susseguirsi degli eventi ad Hong Kong quando, in seguito all’introduzione del disegno di legge che consentirebbe alla Cina continentale di estradare sul suo territorio tutte le persone accusate di reati punibili con una pena superiore ai sette anni di detenzione, le proteste di milioni di cittadini sono incominciate, e l’illusione della “libertà speciale” di Hong Kong è finita.

            Ad agosto, le notizie sono diventate man mano sempre più gravi, con prove evidenti della brutalità della polizia contro i manifestanti. Sebbene le immagini arrivate fino a noi si siano rivelate poca cosa rispetto all’enormità delle violenze subite e documentate dai manifestanti.

            Poi, d’improvviso, ad inizio settembre ci hanno voluto rassicurare: tutto risolto, l’Extradition Bill è stato ritirato, si torna a casa felici e contenti.

            Molti politici e personaggi pubblici sensibili alle istanze dei cittadini di Hong Kong hanno accolto con sollievo le buone notizie. Guy Verhofstadt, tra questi, condividendo la notizia, ha scritto: “The people of #HongKong made a stand for their freedom and prevailed. This is a hugely positive development. Now for democratic safeguards, the release of political prisoners and an independent investigation into police brutality”.

            Purtroppo, niente di tutto ciò è vero.

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DI NECESSITÀ VIRTÙ, INTANTO SALVIAMO LE ISTITUZIONI

dI paolo bagnoli

Il nuovo governo è nato e Giuseppe Conte, non più avvocato del popolo, ma capo condominio politico del nuovo stabilimento Pd-5 Stelle, ha iniziato la sua nuova avventura invitando gli italiani a sognare. Beh, questa volta, rispetto alla previsione del 2019 quale anno bellissimo, dobbiamo dire che, sicuramente in modo involontario, ha intercettato il desiderio di tanti italiani che non rinunciano, nonostante tutto, a sognare un paese normale governato da una politica democratica degna di questo nome. Vedremo se il Conte bis marcerà in tale direzione; vedremo!

Nato a seguito di una crisi anomala aperta da un improbabile e goffo Salvini, ipotizzato da autorevoli esponenti tutti di provenienza democristiana, perorato dall’area ex-comunista presente nel Pd e nei 5Stelle,auspicato da esponenti europei di primo piano, battezzato all’annuncio della sua sola possibilità di nascere dal calo subitaneo dello spread, ben visto da quella parte della gerarchia cattolica che non aveva sopportato il leghista dai toni crociati assumere la veste di predicatore madonnaro, fecondato dalla paura di un voto anticipato che avrebbe potuto portare Salvini a Palazzo Chigi, era praticamente scontato che quanto fino a qualche tempo orsono sembrava contro natura – ossia l’intesa tra Pds e 5 Stelle – mandate alle ortiche in un tempo più breve dello spazio di un mattino tante bellicose posizioni intransigenti, prendesse corpo. Crediamo con un sospiro di sollievo di Mattarella. Sarà bene, tuttavia, che il presidente  faccia esercizi respiratori profondi perché, ancor prima della conclusione positiva della trattativa, sono emersi segni di inquietudine da parte di un Renzi tornato prepotentemente sulla scena politica.

Intendiamoci: che Salvini sia fuori dal governo è certamente positivo e aver impedito che ci potesse tornare più che positivo; alla fine una qualche logica, se non altro antirazzista, ha prevalso. 

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In difesa dello scontro sulle poltrone

di riccardo mastrorillo

Ripartiamo da Einaudi e dal già citato resoconto della seduta dell‘8 gennaio 1947, della prima Sezione della seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione

Ora, i programmi possono essere formulati da chiunque, e non si distinguono mai l’uno dall’altro: badando ad essi non si costruisce niente. Se v’è una costruzione solida, essa dipende dalle persone che rappresentano il programma e vogliono attuarlo. Figurarsi che soltanto con una votazione fatta su un programma si possa assicurare stabilità al Governo, è figurarsi qualcosa che può stare sulla carta, ma che non ha alcun rapporto con la realtà.

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LA COLONNA INFAME, OVVERO IL TRIONFO DELLA TURPITUDINE – 2 –

AGGIORNAMENTO 2:  new entries  (salvini 4-5-6-7, starnone 1)

Oramai è diventato uno tsumani. Usando i social come manganelli il peggio degli italiani quotidianamente svuota il proprio ventre contro chiunque. È inarrestabile? Crediamo di no. Basterebbero un paio di provvedimenti, come quello di imporre l’obbligo che ogni chat o sito o blog avesse un “Responsabile” non solo dei propri contenuti ma anche di tutti i commenti pubblicati o che i presentatori o gli autori delle trasmissioni televisive fossero sospesi qualora ospitassero i soliti noti solo per farli brandire sedie e sbraitare a comando  per alzare di qualche decimale l’auditel e abbassare la civiltà del nostro paese. Per il resto crediamo che la peggiore sanzione sia quella di sottolineare i casi clamorosi, soprattutto se i protagonisti sono politici che pretendono di rappresentare il nostro paese e si dedicano quotidianamente a vellicare i suoi istinti più turpi. La nostra sarà una battaglia di testimonianza contro i truci, i torvi, i biechi, i burini, i feroci, gli efferati, i volgari, i razzisti, i triviali, gli osceni, gli sciacalli, i cafoni, gli incivili, gli sguaiati, gli avvoltoi, gli esibizionisti della propria idiozia che stanno dominando incontrastati la scena pubblica. Li metteremo in gara tra di loro.

[Naturalmente gli autori di questa rubrica saranno soprattutto i lettori. Li preghiamo di segnalarci (con la fonte) gli interventi pubblici o sui social che più li hanno colpiti. Indirizzare a info@criticaliberale.it]

 

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DIZIONARIO DELLE BANDERUOLE – testo

NOTA REDAZIONALE

B

Bianconi Laura (Roma, 1960)

  1. DC. Dal 1990 al 1995 è consigliere comunale al Comune di Cesena

Nella XIV Legislatura (30 maggio 2001 – 27 aprile 2006) viene eletta  nella lista Forza Italia.

Eletta senatrice per il PdL nel 2013 aderisce al gruppo costola del GAL.

Il 16 novembre 2013 aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano. È eletta presidente del gruppo Area Popolare, comprendente i senatori di NCD e UdC.

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UN NOME MAL SCELTO

Capisco che Conte cerchi in tutti i modi di smarcarsi e far dimenticare il suo stretto connubio con i 5 stelle senza il quale continuerebbe ad essere un Carneade politico (senza offesa per il filosofo scettico ). Sta cercando nel vuoto con degrado  in cui è precipitato il sistema politico, ad esempio, di far passare nel dimenticatoio la sua chiamata di correo salvifica per il Salvini indagato per il sequestro di persone sulla nave Diciotti o i suoi ammiccamenti a flat  tax e autonomie secessionistiche sostenute con Di Maio . Il suo tentativo di smarcarsi è ora anche utile in una fase politica gravemente compromessa dal prevalere mediatico e nel paese di un salvinismo ipernazionalistico e xenofobo, antieuropeo, che va ben oltre gli orizzonti autonomistici e antiburocratici di riferimento di parte dei ceti produttivi e popolari del nord Italia  della vecchia Lega Nord. Certo la sua pretesa di essere super partes nella futura alleanza di governo col pd, sempre che Rousseau, Casaleggio e Di Maio non rompano le uova nel paniere, non ha fondamento razionale, posto che l’uomo, non giovane, era sino al 4 marzo 2018 oltre che sconosciuto anche impolitico.

Faccia il leader dei 5 stelle e su loro indicazione il presidente del consiglio e faccia dimenticare molte, troppe pagine sgradevoli di 14 mesi da lui definiti, come l’anno in corso, “bellissimi”. Non pretenda di essere chi non è.  E rifletta sul significato di “cambiamento ” come lui ha definito il governo che presiederà, Rousseau permettendo. Cambiando anche lui e, perché no, sarebbe davvero  un cambiamento rimarchevole, invitando i parlamentari del governo che verrà, a ignorare il voto sulla piattaforma Casaleggio, (mi rifiuto di indicare il nome del grande filosofo ginevrino). Che non era affatto un paladino della democrazia diretta, meno che meno alla maniera di Casaleggio &c., ma fautore di modelli di partecipazione , in specie del Tribunato secondo il modello storico universale romanistico repubblicano  federale e municipale. Strumento fondamentale di potere negativo e  argine al sopruso e agli abusi dei poteri costituiti. In un contesto  come questo il tribunus plebis di Rousseau e Cicerone inibirebbe nell’interesse della res publica  l’uso della piattaforma Rousseau e l’abuso del nome del filosofo del contrat social.

Le stupidità parallele

Ci sono manuali preziosi sul fenomeno della stupidità. Ma è la realtà quotidiana a smentire sempre la previsione che, pur altissimo, ci sia un limite all’idiozia. I casi di Di Battista e di Renzi sono esemplari. Solo per il fatto che si fosse rimangiato per motivi di bassa cucina parlamentare la sua linea scellerata, cui l’intero gruppo dirigente del PD si era assoggettato dopo le elezioni dell’anno scorso, è sembrato che il capo del cerchio magico avesse accantonato la sua tradizionale idiozia. E invece no. L’irresistibile forza che lo costringe ad anteporre le sue ambizioni al bene del paese lo sta vincendo ancora una volta.

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