A CASA SUA SI TRUFFA?

Arrivato sul fondo, Salvini sta continuando a scavare nel pozzo della demagogia, della volgarità, del degrado politico, della propaganda squallida. Dopo il fallimento del Papeete, dove ha dimostrato tutta la sua capacità politica, il Capo della “Lega per silvio pellico premier” ormai si sta cercando un lavoro come vice di Giletti o di Feltri. Ci meravigliamo soltanto che gli italiani in frotte, con telecamere e forze dell’ordine, non suonino al  suo citofono per chiedergli: “A casa sua si truffa?”.

USCITO IL N. 56 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTO QUOTIDIANO.IT

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Sommario
la biscondola
3. paolo bagnoli, il trionfo del governismo
cronache da palazzo
4. riccardo mastrorillo, il garantismo all’italiana
la vita buona
6. valerio pocar, morti sul lavoro, la strage continua
cono d’ombra
7. paolo fai, petrucci, il valore della scrittura
11. comitato di direzione
11. hanno collaborato
2. bêtise d’oro
4-5-7-8. bêtise
 

La demolizione delle istituzioni

c’era un folle che, per paura di essere defenestrato dal terzo piano, decise di demolire l’intero palazzo…

di riccardo mastrorillo

Avevamo salutato la nascita del governo Conte 2, come reazione democratica a chi chiedeva i “pieni poteri”. Il rischio di una deriva populista, illiberale e indemocratica, ci apparse lo scorso agosto più evidente, per la salute pubblica, dell’aumento dell’Iva o del paventato “esercizio provvisorio”. Continua la lettura di La demolizione delle istituzioni

LA LIBERTÀ’ DI STAMPA SECONDO CASALEGGIO 1

di enzo marzo

L’articolo di “Repubblica” , che ripubblichiamo di seguito, denuncia un fatto cui noi NON vogliamo credere. Non è possibile che il padrone (per via ereditaria) del Movimento 5 stelle abbia avuto l’ardire di denunciare un giornale libero a noi molto caro solo per il fatto di aver pubblicato un articolo in cui  si criticava la teoria e la pratica antidemocratica della piattaforma Rousseau e quindi della sua derivazione politica. Casaleggio Secondo teorizza e pratica la “democrazia diretta” gestita nel tinello di casa sua , senza alcun controllo pubblico e senza alcuna garanzia per gli stessi votanti. Ci ha sempre sorpreso il numero abbastanza scarso dei  casaleggini che si piegano alla fatica di premere  a casa loro alcuni tasti per esprimere la loro volontà, come ci ha sorpreso sempre  che certe candidature a deputato o a presidente di regione fossero decise da una manciata di voti. E questa Casaleggio Secondo la chiama democrazia e nello stesso tempo – denunciando per diffamazione il giornale del vecchio Segre per un’opinione – dimostra che la sua concezione democratica è uguale a quella di Orban: democrazia (sic!)  senza le libertà fondamentali.  Tra quanti secoli la schiatta reale dei Casaleggio imparerà che alle opinioni critiche si risponde con altre opinioni e non coi tribunali? Perché Casaleggio Secondo non ha inviato una rettifica per correggere eventuali errori  che il giornale “Incontro” avrebbe dovuto pubblicare? Il M5s  nelle mani di Casaleggio Secondo si sta dimostrando con sempre più evidenza una compagine autoritaria senza princìpi.  Ci aspettiamo che molti suoi rappresentanti e aderenti abbiano il coraggio di dissociarsi pubblicamente da questa decisione autolesionista.       

Chi intende firmare un appello a favore del giornale “l’incontro ” può farlo  su http://chng.it/V4yFWc2z

LA LIBERTÀ’ DI STAMPA SECONDO CASALEGGIO 2

Casaleggio fa causa al giornale fondato dal partigiano Segre

Per un articolo che definiva la piattaforma Rousseau “una distorsione della democrazia”

 

di ottavia giustetti  [Repubblica.it]

11 gennaio 2020

Il controllo tentacolare che l’associazione Rousseau di Davide Casaleggio effettua sistematicamente sulla Rete che dissente o, anche solo, discute della struttura che governa il Movimento Cinquestelle, è arrivato fino al giornale fondato nel 1949 dal partigiano Bruno Segre, “L’incontro”, diventato da pochi mesi una testata online, grazie a un gruppo di 18 soci torinesi e milanesi che hanno deciso di non disperdere l’eredità dell’avvocato e giornalista che ha fatto dell’impegno un simbolo per la città e non solo. Un articolo dal titolo “ Rousseau, una distorsione paradossale della democrazia”, pubblicato a novembre 2019 a firma di Riccardo Rossotto, ha scatenato la reazione dell’associazione milanese proprietaria della piattaforma digitale da cui partono tutte le più importanti scelte del Movimento, e Davide Casaleggio ha deciso di intentare una causa civile al giornale di Bruno Segre per chiedere i danni. La prima udienza è stata fissata per il 14 gennaio in tribunale per un primo tentativo di mediazione. Ma difficilmente si arriverà a un accordo tra i due alle prime battute, perché al” l’Incontro”, al momento, nessuno è intenzionato a fare un passo indietro e rimuovere l’articolo dal Web.

Continua la lettura di LA LIBERTÀ’ DI STAMPA SECONDO CASALEGGIO 2

LA LIBERTÀ’ DI STAMPA SECONDO CASALEGGIO 3 – L’ARTICOLO INCRIMINATO

Rousseau, oblio su una distorsione paradossale della democrazia

 

L’associazione rappresenta una sofisticata struttura professionale di lobby

26 Novembre 2019

 

Torno sul tema Rousseau.

Sul ruolo di questa piattaforma digitale nel caotico momento che sta vivendo il Movimento creato da Beppe Grillo.

Il tema dovrebbe costituire, in un paese normale, una priorità. Invece è trattato dai media e da tutti noi alternativamente con superficialità, disinteresse, sorpresa e soprattutto snobbismo. Credo che invece la piattaforma digitale ideata da Casaleggio padre meriterebbe molta più attenzione perché, udite udite, a mio avviso impatta sulla stessa saldezza delle nostre democrazie.

La questione sulla legittimità o meno di Rousseau sembra archiviata.

Messa sotto il tappeto.

Io capisco che questo possa avvenire seguendo gli auspici dei gestori; mi stupisco quando avviene da parte di coloro che la vivono con preoccupazione o addirittura ansia.

Provo dunque a ripercorrere le tappe principali di questa iniziativa mediatica ideata ormai quasi 10 anni fa da Casaleggio.

Mi ha aiutato in questa ricostruzione storica una approfondita analisi apparsa sul quotidiano online L’Inkiesta, a firma Nicola Biondo.

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USCITO IL N. 55 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTO QUOTIDIANO.IT

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Sommario
cosmopolis
4. riccardo mastrorillo, la sentenza di un irresponsabile
la biscondola
5. paolo bagnoli, l’anno bellissimo di conte
la vita buona
6. valerio pocar, la battaglia delle canne
l’osservatore laico
8. pier paolo caserta, chierichetti contro odiatori
lo spaccio delle idee
9. giovani perazzoli, religione uguale oppressione?
14. comitato di direzione
14. hanno collaborato
7-8-11. bêtise
11. ahi serva stampa!

D’ORA IN POI SI DIRÀ: FACCIA TOSTA COME MELONI

Giorgia Meloni attacca Fioramonti: «Se ne va uno dei peggiori ministri che l’Italia repubblicana abbia avuto». Ma non c’è alcun dubbio.. vuoi mettere il ministro leghista che lo ha preceduto, con la sua vastissima esperienza di professore di ginnastica nelle scuole medie! Molto preparato  in rimborsi illeciti spacciati per viaggi istituzionali… Peccato che il Ministero dell’Istruzione abbia chiesto ufficialmente a Bussetti la restituzione di circa di 24 mila euro appena prima di Natale. Non sapeva nulla di nulla di Istruzione? Nessuna paura… Poteva rivolgersi alla Sottosegretaria ai Beni e attività culturali, Lucia Borgonzoni, sempre leghista, che era orgogliosa di dichiarare di non aver letto un libro da tre anni e ora candidata (con l’appoggio di Meloni) alla Presidenza della Emilia-Romagna, regione – secondo lei –  che confina con l’Alto Adige…

Abbiamo anche una domandina facile facile a Benedetto Della Vedova, il segretario “+ (trasformista d’)Europa”, che ha pontificato: «Le dimissioni di Fioramonti mostrano l’impossibilità di un governo serio con il M5S». Dimenticandosi di dire quale sarebbe oggi  il governo più serio di questo…

USCITO IL N. 37 DE “GLI STATI UNITI D’EUROPA” SCARICABILE GRATIS QUI

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Indice
editoriale
04 – raffaele torino, per i diritti
astrolabio
06 – sarah lenders-valenti, il mio diritto vale più del tuo
10 – claudia lopedote, diritti umani addio
lo stato dell’unione
17 – michele gerace, il corpo e l’anima di una repubblica a venire
21 – alfredo ferrante, politiche a favore dei disabili
memorie federaliste
25 – maria pia di nonno, donne d’europa: un periodico che fece storia
34 – hanno collaborato
 

“VALORE AGGIUNTO”

Ha ragione Salvini quando chiede l’abolizione dei “senatori a vita”? Non servono a nulla. Soltanto la Costituzione evidentemente li considera un “valore aggiunto” . Vengono nominati “per avere illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Ma secondo il Capo dei Capi della “Lega per Salvini premier” sono solo «la casta della casta della casta». Quella del senatori a vita è una «figura assolutamente superata nella storia della nostra Repubblica» perché «non si può lasciare in mano a dei senatori a vita pro tempore, che vengono quando hanno tempo». Molto meglio la figura dei Capi che non hanno tempo mai (secondo OpenPolis, Salvini dall’11 settembre non ha partecipato ad alcuna votazione del Senato).

E poi questa storia di illustrare la Patria è sempre soggettiva. Facciamo degli esempi. Chi “illustra” meglio i valori della Liguria? Il senatore a vita Renzo Piano (architetto) o l’ex viceministro leghista alle Infrastrutture Edoardo Rixi (condannato a Genova a tre anni e cinque mesi per peculato)? O ancora: chi illustra di più il popolo sovranista? Liliana Segre o il sottosegretario leghista Armando Siri, (che ha patteggiato per bancarotta fraudolenta)? L’estrema destra ha idee chiare su chi può dare un vero “valore aggiunto” al nostro paese: certamente no un  Eugenio Montale qualsiasi. Vuoi mettere invece un Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia passato nel 2017 a Fratelli d’Italia, recentemente arrestato nella retata contro la ‘ndrangheta, che fu giudicato da Meloni  appunto «un valore aggiunto per Fratelli d’Italia»?

PER MOBUTU PREMIER

È stato un vero screanzato Gad Lerner  a scrivere che neppure Péron e de Gaulle osarono dare il proprio nome al loro partito, anche se più personale non potesse essere. Come, invece, ha fatto lo Statista del Papeete, un ex padano secessionista convertitosi opportunisticamente al sovranismo. A Colombey-les-deux-Eglises ci sarà stato un certo subbuglio, le Général – dall’alto della sua storia per certi versi gloriosa – sicuramente non l’avrà presa bene: essere paragonati a Salvini non farebbe piacere a nessuno ma addirittura essere superati in sfacciataggine autoritaria è troppo.

Allora ci siamo messi a fare una rapida ricerca sui precedenti della rivoluzione “democratica” di Salvini. Purtroppo non abbiamo trovato alcuno che possa competergli. Non azzardarono tanto neppure Mussolini e Hitler, che proprio umili non erano. Invece il nostro aspirante ai «pieni poteri», ancora prima di conquistarli, sbruffoneggia impudicamente col presepe in mano. Figuriamoci, dio non voglia , che la dabbenaggine consolidata dei suoi avversari e dei politici di ventura che si aggirano in Parlamento non gli regali davvero il paese.

Il personaggio storico che, per modestia, in qualche modo si avvicina di più a Salvini è quel Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Wa Zabanga (letteralmente : “Mobutu, il guerriero che va di vittoria in vittoria senza che nessuno possa fermarlo”) che fu per qualche anno dittatore dello Zaire e che i malevoli accusarono non solo di uccidere i suoi avversari, ma di mangiarseli. Ma no, neppure Mobutu  si adatta perfettamente, perché evidentemente persino lui trovò troppo ridicolo mutare il nome del suo “Movimento Popolare della Rivoluzione” in “Lega per Mobutu premier”.

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