Archivi categoria: verso una terza repubblica?

DEMOCRAZIA DOPO IL COVID 19

di gim cassano

Sono molti gli interrogativi che si pongono coloro che ritengono ancora, per dirla con Churchill (la cui arguzia andava ben oltre il pensiero politico) che “la democrazia sia la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre sinora sperimentate”. In buona sostanza, ci si chiede se e come la democrazia potrà sopravvivere alle emergenze attuali: prima a quella sanitaria e poi a quelle economico-sociali e sicuramente anche politiche che ne seguiranno, interne ai singoli Paesi e nei rapporti tra questi.

Dovremo cioè immaginare che queste emergenze possano trovare risposta solo nel dilagare dei nazional-populismi o con l’adottare modelli di autoritarismo politico-tecnocratico posti a tutela di economie improntate a criteri ordo-liberisti se non apertamente liberisti, nelle quali, oltre che vanificare diritti individuali e sociali ed estendere e approfondire le diseguaglianze interne ed esterne, sia compressa l’autonomia, la vitalità e l’esistenza dei corpi sociali intermedi, e nei quali sia mantenuto poco più che un simulacro di democrazia formale, fondato sulla preminenza degli esecutivi e sullo svuotamento della rappresentanza popolare? Dovremo immaginare che l’unica alternativa all’incapacità di governo degli scarsi organismi sopranazionali sia la ripresa dello Stato-Nazione?

Francamente, credo che la risposta possa e debba essere diversa da questi scenari.

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IL MONDO CHE RINASCERÀ: SIAMO STANCHI DELL’INDECENZA

di angelo perrone

Nulla sarà più come prima”, sentiamo dire in giro, e lo pensiamo anche noi. Vallo a sapere quando accadrà, intanto. Un pensiero che genera ansia. Nessuno è in grado di prevederlo, nemmeno gli scienziati che ogni giorno illustrano i misteri del virus e si avventurano nel futuro possibile. Lo fanno in diretta, perché essi stessi fino ad ieri non ne sapevano granché e lo stanno scoprendo solo ora, lentamente. Medici impegnati in prima linea, con molti caduti. Cercando di imparare dal contagio che dilaga. Facendo esperienza del dolore. Difendendosi ogni giorno dall’assalto dell’infezione.

Quando si potrà parlare di un “prima”, perché siamo entrati nel “dopo”? Alle spalle il disastro, faremo un conto delle macerie e dei morti.

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CONFESSO CHE HO PAURA

di pietro polito

L’Italia, l’Europa, il mondo sono alle prese con il rischio di una barbarie ritornata. Un rischio globale che impegna direttamente la cultura prima ancora che la politica. Una cultura che, per ora, sembra tristemente assente dal dibattito politico. Tanto che a ragione si è ancora una volta parlato di tramonto degli intellettuali[1].

Non appartengo al folto esercito degli ottimisti. L’avvenire immediato è cupo e quello lontano non è roseo. Ad un amico più giovane che mi invita ad uscire da una visione più ampia e da un approccio più astratto, che mi sono naturali e più congeniali, e ad espormi su un piano più personale, rispondo che le cose che non so sono di più di quelle che so.

Non so se le misure di contenimento del contagio siano giuste. Non so se vale la pena di pagarne il prezzo. Non so se e entro quali tempi raggiungeranno l’esito sperato. Non so se si manterranno nell’ambito delle regole democratiche o andranno in rotta di collisione con la nostra Costituzione. Non so se dopo la grande paura saremo migliori o peggiori. Non so se nulla sarà più come prima o se tutto continuerà come prima. Sapremo mantenere la promessa più volte ripetuta in questi giorni che non ci sarà alcun oblio?

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