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I CANDIDATI INDECENTI (QUELLI INDICATI DALL’ANTIMAFIA), MA CE NE SONO MOLTI DI PIÙ

[nella foto: Carlo  Iannace, candidato nella lista De Luca , già sospeso il 31 marzo 2016 in base alla legge Severino per via della condanna in primo grado a 6 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni].

Regionali, gli ‘impresentabili’ per l’Antimafia: “Nove in Campania, 3 in Puglia e uno in Valle d’Aosta”. Liste ‘pulite’ in quattro Regioni

È questo il giudizio dopo lo screening, in base alla Severino e codice di autoregolamentazione, delle liste elettorali nelle 7 regioni al voto: 5 “bocciati” a supporto di De Luca, quattro tra i candidati di Forza Italia e Lega. In Puglia due corrono per Emiliano. Il governatore: “Devono fermarsi subito”. Albani risponde: “Mi ritiro”. Diminuiscono quindi a 13 i volti “bocciati” rispetto ai 17 della scorsa tornata elettorale nelle regioni Continua la lettura di I CANDIDATI INDECENTI (QUELLI INDICATI DALL’ANTIMAFIA), MA CE NE SONO MOLTI DI PIÙ

ANDIRIVIENI TRA ESTREMA DESTRA E SINISTRA – ASSALTO A REGGIO CALABRIA DI INDAGATI, CRIMINALI ORGANIZZATI, INDAGATI E CONDANNATI, CORROTTI E FASCISTI, MA SOPRATTUTTO TRASFORMISTI DI OGNI RISMA – IL MIGLIORE È UN SANTONE CHE SI PROCLAMA “UNTO DAL SIGNORE”.

[Nella foto. Dopo aver eletto governatrice della Calabria un’ex deputata di Forza Italia che aveva dimostrato in televisione di non sapere neppure cosa fosse l’ISIS, la destra si è pentita ed è corsa ai ripari candidando Nezha Lazreq nella lista appoggiata dalla Lega per Salvini premier. Nezha è una vera combattente: con un fucile mitragliatore da guerra e il giubbotto antiproiettile si mostra pronta a respingere l’invasione dei terroristi musulmani provenienti  in bicicletta da Messina sulla pista della pieddina De Micheli. La guerriera, assieme a una sua task force, è stata già condannata in primo grado, a un anno e 6 mesi di carcere per sequestro di persona e lesioni aggravate. (red.)]

VOLENTIERI RIPUBBLICHIAMO UN ARTICOLO DEL FATTO QUOTIDIANO

Dagli indagati per corruzione alla condannata per sequestro di persona fino ai voltagabbana: la corsa dei 914 al Comune di Reggio Calabria

Lotta a 9 per la poltrona da sindaco. E dietro gli aspiranti successori di Falcomatà ecco la carica di chi corre per un posto in consiglio. Nelle liste anche una sorta di “santone” avvisato oralmente due volte per stalking dal questore e Nezha Lazreq, condannata in primo grado per sequestro di persona e in posa su Facebook con un fucile mitragliatore e il giubbotto antiproiettile

di Lucio Musolino | 6 SETTEMBRE 2020

Una campagna elettorale difficile quella per le comunali di Reggio Calabria. Il rischio del ballottaggio è dietro l’angolo ma il favorito è senza dubbio il sindaco uscente Giuseppe Falcomatà del Pd. La partita si gioca tra lui, alla guida di una coalizione di centrosinistra, e il candidato del centrodestra Antonino Minicuci scelto dalla Lega, provocando i mal di pancia di Forza Italia, per la corsa a Palazzo San Giorgio. In tutto sono nove gli aspiranti sindaci. Ci sono anche Saverio Pazzano della sinistra radicale, Klaus Davi, Fabio Foti del Movimento Cinque Stelle, Fabio Putortì con una lista civica, Maria Laura Tortorella, che guida la lista Patto civico, Pino Siclari del Partito comunista dei lavoratori e l’ex assessore comunale Angela Marcianò.

Dietro di loro un esercito di candidati per un posto da consigliere comunale: 914 complessivamente e tra questi ci sono indagati, condannati, imputati e nostalgici del fascismo. Non mancano naturalmente i trasformisti, le solite facce di chi sta con chi vince: prima alla corte dell’ex governatore Scopelliti, poi passati con Falcomatà e infine ritornati nel centrodestra a ridosso delle amministrative. È il caso di Demetrio Marino che, nel 2014, era stato eletto con il centrosinistra. Oggi si scopre di destra e si presenta con Fratelli d’Italia, un ritorno al passato, agli anni in cui gravitava attorno agli assessori dell’amministrazione sciolta nel 2012 per infiltrazioni mafiose.

Con lo stesso partito, corre Massimo Ripepi, il consigliere uscente che Giorgia Meloni ha piazzato capolista nonostante sia stato avvisato oralmente due volte per stalking dal questore di Reggio e sotto processo per diffamazione e danno di immagine nei confronti di una donna, un medico che frequentava la comunità religiosa della Chiesa cristiana “Pace” di cui è pastore. Dai suoi seguaci, Ripepi si fa chiamare “papà” e dal pulpito della sua chiesa si definisce “unto dal Signore”. “Chi si mette contro di noi – è tra le sue frasi più scenografiche – si mette contro Cristo, questo è matematico”. Una sorta di “santone” che, quando parla, supera più volte la linea di confine tra chiesa e politica: “Voi – dice durante le sue omelie – vi dovete schierare con me o contro di me”.

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per favore, un po’ di umanità

de la lepre marzolina

Lo so che Briatore è il prototipo dell’italiano imbroglione, volgare e ignorante, nulla da eccepire, lo so che ha impestato mezza Italia, ma credo proprio che per quante malefatte abbia compiuto non è da paese civile condannarlo a 14 giorni di domiciliazione coatta assieme alla Santanchè. Dopotutto l’Italia deve rispettare l’art. 1 della Convenzione ONU del 1984, nonché l’art. 613-bis del codice penale che prevede esplicitamente che la tortura si realizza anche con gravi crudeltà (ovvero con trattamento inumano e degradante). Sono indignato. Basti vedere come la domiciliazione coatta con la Santanchè abbia distrutto il suo “fidanzato” Sallusti, che torturato per troppo tempo non si è più ripreso e ora non riesce a scrivere un editoriale che non sia indecente.

LA MIA TERZA REPUBBLICA (QUELLA CON UN PIZZICO DI SERIETÀ E DI RIGORE) 1 – Manlio Di Stefano (M5s)

la lepre marzolina

Manlio Di Stefano (M5s) scrive collocando Beirut in Libia. È un uomo di governo: sottosegretario agli Esteri nei due governi Conte. Senza vergognarsi nemmeno per un attimo, arrogantemente, non chiede neppure scusa.

Problema che un governo della mia Terza repubblica risolve in dieci minuti: dimissioni e sostituzione con un suo collega di partito che abbia frequentato con qualche profitto la scuola dell’obbligo. 

Di Stefano fu molto apprezzato quando alla fine del 2017 disse: “Abbiamo fatto capire a tutti i nostri militanti che il percorso deve essere fatto di buone pratiche e di democrazia. Non parliamo di governo tecnico o politico, ma di governo competente, sceglieremo le persone migliori che questo Paese ha da offrire se dovessimo formare un governo”.

Arrestato per frode Bannon, l’uomo di trump che doveva organizzare il sovranismo in europa. La sua affettuosa amicizia con salvini e meloni, che aderì al suo Movimento. Adesso rischia vent’anni di galera

[EUROPATODAY]

Steve Bannon è stato formalmente incriminato per frode dalla procura federale di New York. Lo riferiscono diversi media statunitensi, i quali precisano che lo stratega politico di Donald Trump, già consulente della Casa Bianca, è stato arrestato e comparirà di fronte al giudice in giornata. Secondo l’agenzia Adnkronos, Bannon è accusato assieme ad altre tre persone di essersi appropriato di centinaia di migliaia di dollari raccolti dalla campagna online “We build the wall” per costruire un muro al confine degli Stati Uniti.

Le accuse

Secondo il procuratore Audrey Strauss, Bannon e altre tre persone – Brian Kolfage, Andrew Badolato e Timothy Shea – “hanno defraudato centinaia di migliaia di donatori, approfittando del loro interesse a finanziare un muro di confine, con il falso pretesto che tutto il denaro sarebbe stato usato per la costruzione”. Tutti e quattro sono stati arrestati con l’accusa di cospirazione per frode informatica e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro. Ciascuna delle accuse negli Stati Uniti può comportare pene massime fino a 20 anni

Le amicizie in Italia

Oltre all’attivismo politico pro-Trump negli Stati Uniti, Bannon ha contribuito a fondare l’associazione internazionale The Movement per promuovere il nazionalismo economico e le idee di destra radicale. Bannon vanta infatti una rete di amicizie e interlocuzioni politiche anche a livello europeo, come testimoniato dai contatti con il Rassemblement National di Marine Le Pen, e in Italia con la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Secondo il sito d’informazione Politico.eu, lo stratega oggi agli arresti avrebbe incontrato nel 2018 l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

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SENATRICE MARZIA CASOLATI, DELLA LEGA PER SALVINI, PROFESSIONE ACCATTONA

Una senatrice piemontese della Lega, Marzia Casolati, proprietaria di una storica gioielleria a Torino, ha incassato il bonus di 1500 euro della Regione, il “Riparti Piemonte”, destinato alle attività economiche costrette alla chiusura durante il lockdown. Con i giorni aumentano gli accattoni del partito di Salvini che hanno chiesto e ottenuto i bonus, che siano i 600 euro del governo o i contributi per le aziende come nel caso della senatrice Casolati, eletta in Parlamento nel 2018 ma militante leghista da decenni e ora sospesa dal partito.

ON. ELENA MURELLI, LEGA PER SALVINI, PROFESSIONE ACCATTONA

“Ancora piangiamo i nostri morti, ci siamo chiusi in casa tre mesi e abbiamo accettato l’elemosina dei 600 euro“.

dall’intervento di Elena Murelli, deputata della Lega per Salvini, tenuto alla Camera a nome del proprio gruppo parlamentare,  durante il dibattito sull’istituzione della giornata della memoria per la vittime da Covid-19. In effetti l’onorevole (si fa per dire) più che “accettarla” l’ha chiesta e ottenuta per sé l'”elemosina”. Lei è una dei cinque “esseri spregevoli” , come li ha definiti Mario Monti, che continueranno a sedere a Montecitorio. 

LA PANCIA FASCIO-RAZZISTA

Forse ce l’hanno tutti i paesi, anzi sicuramente. Ma adesso questa “pancia” così piena di liquame che trova nel web lo strumento moltiplicatore di diffusione e di ostentazione di sé stessa fa particolarmente ribrezzo e disonora il nostro paese. Ogni occasione è buona per vomitare rigurgiti fascio-razzisti. Adesso tocca a Silvia. Sul caso di Romano abbiamo già detto, ma non ci saremmo mai aspettati un tale cumulo di bufale, di ingiurie, di minacce, di foto falsificate in puro stile nazista. Ne pubblichiamo una per dimostrare dove può arrivare l’imbecillità dis-umana. [e.ma.]

“QUANDO SI E’ DI UNA RAZZA SUPERIORE, CHE MALE C’E’ A DIRLO?”

«Io non credo ai complessi di inferiorità, io credo che i meridionali in molti casi siano inferiori».

Vittorio Feltri,

Rete 4, Fuori dal coro-21-4-2020

[nella foto, 1. Esemplare dirigente di una razza superiore; 2. Figlio del fondatore della Lega Ladrona, già tipico rappresentante dei lombardi nel Consiglio regionale ; 3. Unico cittadino italiano che non sa mettersi neppure la mascherina].

[e.ma.] Vittorio Feltri, direttore di “Libero – il picco di stupidità”, dichiara di non credere ai complessi di inferiorità. Non stentiamo a crederlo, godendo egli di un complesso di superiorità più che motivato, dato che ha raggiunto  un ragguardevole record, quello di dirigere il quotidiano più indecente che esca in Europa… Feltri forse ha il sospetto che i settentrionali siano uguali a tutti gli italiani, ma è fuorviato dall’ambiente che frequenta e sponsorizza. Da consumato antropologo razzista non può rimanere insensibile alla superiorità dell’homo sapiens leghista, tipico del settentrione d’Italia.

PER IL GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE – SUPERIORITÀ NORDICA

Il post – poi rimosso – di Francesco Lasaponara, consigliere comunale leghista

 

FORLì – “Se anziani partigiani (più anziani sono e meglio è) e altri esponenti Anpi vogliono radunarsi per celebrare nonostante il virus perché fermarli? Anzi, andrebbero incoraggiati a farlo”, “ovviamente se poi dovessero ammalarsi dispiacerebbe molto a tutti ma è un rischio che va corso per qualcosa di più importante. E’ un rischio che dobbiamo assolutamente correre. Ne va del bene della nostra gente”. A scriverlo su Facebook (in un post che non risulta più visibile, ma che Repubblica ha potuto leggere) è Francesco Lasaponara, barese di nascita e forlivese di adozione, consigliere comunale leghista a Forlì.

Lo scrive a ridosso delle celebrazioni del 25 aprile, condendo il suo testo con hashtag ingiuriosi nei confronti dei partigiani: “#liberacidalmale #tradimentoelibertà” e altri irriferibili. Gli anziani partigiani  andrebbero incoraggiati a scendere in strada, dice, “magari in qualche città con un sindaco dal cuore partigiANO” (le maiuscole offensive sono opera di Lasaponara, ndr) tipo ad esempio Milano. Ed è giusto che celebrino spalla a spalla con i propri compagni. Ovviamente poi se dovessero ammalarsi…” eccetera. E aggiunge: “Come cani che abbaiano vittoriosi sui cadaveri dei Leoni… ma i cani restano cani e i Leoni restano leoni”.

 
 

UNITA’ NAZIONALE: LA DESTRA MODERATA

Alessandro Mattinzoli, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, berlusconiano, ovvero fa parte del partito che si dichiara il più moderato della Destra. in un messaggio vocale inviato via Whatsapp ai coordinatori di Forza Italia della sua provincia in vista del prossimo direttivo del partito: 

“Io vi dico una cosa; non sono mai stato per la pena di morte, mai stato violento, sono contro ogni forma di violenza, ma mi auguro che Conte, finita questa emergenza, venga e ne prenda tante. Perché i bergamaschi e i bresciani hanno voglia di dargliele, cioè la gente grezza ne ha voglia, ma anche la gente più sensibile come me la fa diventare grezza. Mandate pure questo messaggio ai giornali…” 

Quel pezzo di merda di Conte facesse a meno di criticare Regione Lombardia. Qualche errore potremmo averlo anche commesso, ma abbiamo lavorato, lavorato, lavorato (…). Qui c’è un’intera Regione che sta andando a puttane e quel culo sta seduto dietro la scrivania e non viene a dire a noi ammalati ‘guardate che ci sono’ e ‘vi siamo vicini’. Vergogna”.  “Hanno fatto un provvedimento da 200 miliardi, peccato che non dicano che tra autonomia delle banche e delle agenzie titolate a controllare, l’iter di assegnazione non sia cambiato molto rispetto a prima. Questo mette a disposizione 200 miliardi ma li nasconde. In Svizzera 48 ore ti danno i soldi: averli fra due mesi o tre mesi per un’azienda adesso vuol dire la fine. Quello è un decreto che dovresti fare in tempi normali, non in emergenza”.

“Io sto pagando gli stipendi perché la Cassa integrazione in deroga arriverebbe fra quattro mesi. Siamo riusciti a pagare marzo e aprile, poi pagherò maggio e poi è finita, chiusa, perché non avrò più i soldi, ma io non in merda i miei collaboratori, perché non sono una merda come Conte che lascia in merda i suoi cittadini, che si vergogni che lui e nessun rappresentante del governo – ma mandatelo ai giornali questo messaggio – siano venuti in Lombardia” .

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