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RAI: IL CAPOLAVORO RENZI-DI MAIO-SALVINI

di enzo marzo

«Tra il dire e il fare c’è di mezzo la Rai. Ve lo ricordate Luigi Di Maio che spiegava che “bisogna cacciare i partiti dalla Rai”, perché “è meglio il sorteggio che le nomine della politica”? Bene: acqua passata. Stasera il governo giallo-verde metterà le mani sui telegiornali. Il Tg1 e il Tg3 avranno un direttore scelto dai Cinquestelle, mentre il Tg2 sarà affidato a un leghista. Per la prima volta dalla fine del monopolio democristiano ecc.»…

Così scrive “la repubblica 2.0”. Ha perfettamente ragione e perfettamente torto. Il comportamento dei 5s prima era preoccupante, ora è addirittura sfacciatamente scandaloso. Il M5s è diventato un cinico gruppo arraffa-potere completamente dimentico delle promesse con cui ha conquistato l’elettorato. E le “porcate” le fa alla luce del giorno. E’ forse inutile ricordare (ma lo facciamo lo stesso perché gli italiani hanno memoria corta)  ciò che i casaleggini affermavano negli anni passati, visto che Di Maio ha raggiunto da tempo quel recordman di menzogne che ha nome Matteo Renzi. Ci consola questo paragone perché ci permette di riaffermare che anche il M5s pagherà caro e pagherà tutto.

C’è da ricordare che il Salvimaio, il governo vintage, ha potuto realizzare lo scempio dell’informazione televisiva semplicemente approfittando della riforma renziana della Rai-Tv varata nel 2015.

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«L’INGIUSTIZIA CHE SI VERIFICA IN UN LUOGO MINACCIA LA GIUSTIZIA OVUNQUE»

di pier virgilio dastoli

La decisione della Procura di Locri di porre agli arresti domiciliari il Sindaco di Riace Domenico Lucano e il divieto di dimora per la sua compagna rappresentano una nuova e grave tappa dell’azione che si è sviluppata in Italia non per impedire una politica di accoglienza ma per ostacolare azioni di inclusione di immigrati nella nostra società nell’interesse loro e del nostro paese.

Da questo punto di vista il Sindaco di Riace è stato ed è un modello in tutta Europa e anche nel mondo e la decisione della Procura di Locri, certamente in linea con il Contratto di governo siglato da Lega e dal Movimento 5 Stelle, concerne non soltanto il nostro paese ma l’intera Europa.

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METTIAMO UN PUNTO DEFINITIVO ALLA POLEMICA CON I LIBERALOIDI

di enzo marzo

Forza Italia vota a favore della “democrazia illiberale” di Orban

Ovviamente noi lo abbiamo sempre saputo che il berlusconismo era una truffa maldestra a uso e consumo dei liberali (noi li abbiamo sempre chiamati “liberaloidi”) che non desideravano altro che farsi truffare e lucrarci sopra. Così hanno fatto finta per venticinque anni di credere che il partito di un frodatore, di un colluso con la mafia e di un corruttore di avvocati e giudici avrebbe finalmente realizzato la “rivoluzione liberale” in Italia. I risultati stanno sotto i nostri occhi.

Roba da ridere, anzi da piangere, se ricordiamo i salti mortali dottrinali dei “professori della cattedra” sui giornali-spazzatura dell’ex cavaliere e addirittura in parlamento per giustificare il loro servilismo che tanto ha lavorato al massacro della tradizione e del pensiero liberale italiano.

Ora siamo arrivati al punto terminale.

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EVIDENZE…

di massimo la torre

Dire qualcosa di sensato su ciò che sta succedendo in Europa e soprattutto in Italia in questi mesi non è impresa facile. Ma neppure difficile. Innanzitutto è bene farsi trascinare dall’evidenza morale. E questa ci dice che c’è del veleno nell’aria, e che questo veleno è ora sparso a piene mani dal governo cosiddetto giallo-verde, questa apparentemente strana e contro-natura coalizione di Lega, destra xenofoba, e Cinquestelle, sinistra-destra anti-establishment. Ma nei Cinquestelle la componente di sinistra è ora impallidita, e prevale la pancia e la volontà maligna della destra qualunquista. Si potrebbe anche dire che la differenza tra gli uni e gli altri e che il Leghista sa quello che fa, e il Pentastellato invece no.

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GENOVA: TUTTE LE RESPONSABILITÀ

di enzo palumbo

Mentre scorrevano sugli schermi televisivi o sulla rete le immagini della tragedia che si era appena consumata sull’autostrada A10 di Genova, i primi sentimenti sono stati quelli dello sgomento per un evento che nessuno immaginava possibile e dell’indicibile dolore per le vittime degli errori umani che ne avevano causato la morte e della tragica fatalità che le aveva coinvolte proprio quando la loro mente andava alla meta che si apprestavano a raggiungere, alla vacanza che stava per iniziare, ai familiari e agli amici con cui dovevano riunirsi, agli impegni cui dovevano attendere.

Ed è naturale che, subito dopo, il sentimento dello spettatore si sia volto all’individuazione istantanea dei responsabili dell’immane tragedia, perché il sommo livello dell’ingiustizia sofferta dalle vittime porta a offuscare la capacità di riflettere e distinguere, specie se c’è chi prova a soffiare sul fuoco dell’indignazione per raccogliere i frutti umorali del consenso popolare propiziato da eventi di questa straordinaria portata.

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LA STRATEGIA DEL POPCORN

di andrea pertici

Nuova pesante sconfitta del Pd e del centrosinistra nei ballottaggi del 24 giugno.

Si tratta in fondo di un partito – e di una coalizione – che hanno ormai collezionato innumerevoli sconfitte. L’ultima era stata nelle elezioni politiche del 4 marzo, quando il Pd e il “suo” centrosinistra, “cucinato” in quattro e quattr’otto alla vigilia delle elezioni, alla bisogna di una legge elettorale che portava il nome del capogruppo “dem” e la firma anche dei due leader del centrodestra (con cui il Pd si è volentieri alleato per anni). A seguito di quelle elezioni, in cui il Pd era stato portato al minimo storico, grazie alla pluriennale strategia di rottamotori e rottamandi, non si è pensato di cambiare schema. Anzi, la perspicace reazione – portata avanti dal capo in testa a tutti gli altri – è stata da subito quella di fare gli offesi con gli elettori.

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LA REPUBBLICA IN OSTAGGIO

di giancarlo tartaglia

Dopo settimane in cui il Presidente della Repubblica ha consentito a grillini e leghisti, forse con eccessivo garbo istituzionale, di tenere in ostaggio lo Stato, è stato finalmente partorito il cosiddetto “Contratto per il Governo del cambiamento”, che, oltre a contenere aspetti decisamente ridicoli, quali la previsione della sua sottoscrizione da parte dei “signori” Di Maio e Salvini, le cui firme “leggibili” dovranno essere autenticate da un Pubblico Ufficiale, richiama alla mente nel suo complesso l’antico detto napoletano che certe cose non vanno messe in mano alle “creature”.

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TUTTA COLPA DELLA BORGHESIA? (con una risposta di Michele Serra e una replica)

di giovanni vetritto

Si resta non so se più spiazzati, irritati o stanchi leggendo e rileggendo “L’Amaca” di Michele Serra del 20 aprile scorso, in merito alla quale si sta sviluppando un dibattito piccolo ma rivelatore.

La tesi, in breve, è che il bullismo di alunni e genitori contro maestri, professori e, indefinitiva, contro l’istituzione stessa, si manifesti nelle scuole superiori tecniche, perché sono frequentate dai figli del popolo, lasciati impreparati culturalmente ma, più in generale, educativamente, dalla scuola programmaticamente classista della borghesia; classe che invece continua a frequentare i licei, forte della sua supremazia di classe.

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TORNATE  A REGOLE SERIE, NON E’ PIÙ TEMPO DI TRUFFE

di enzo marzo

Sarà che sono passatista come Paolo Franchi, ma ho trovato il suo articolo sul “Corriere” tra i più sensati di questi giorni in cui non si smette di straparlare senza badare alla durezza dei numeri usciti dalle urne. Calenda, improvvisatosi di centrosinistra, se ne è uscito con un “basta con l’autoflagellazione”. Quando addirittura prima delle elezioni, e figuriamoci dopo, non si è parlato d’altro che delle maggioranze future, e i risultati sono stati archiviati senza uno straccio di analisi del perché si è scatenato lo tsunami.

Lotti, per dimostrare che è più sciocco di quello scioccherello del suo padrone, se l’è presa con la minoranza senza chiedersi come mai Renzi per anni si è costruito con pervicacia, masochisticamente, sconfitte su sconfitte. Senza che a trattenerlo per la giacca ci fosse qualcuno dei suoi famigli pensoso del proprio futuro. Altro che autoflagellazioni. Manca poco che nella mente vuota dei renziani tra qualche settimana si immagini il voto come il frutto di un destino “cinico e baro” o si pensi davvero a ridursi in una specie di Udc, in un plotone di avventurieri mercenari immerso nella palude centrista. Altrimenti tante dimissioni sarebbero dovute fioccare.

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però, alcuni passi avanti

di enzo marzo

Abbiamo perduto tutti. Il terreno degli sconfitti è pieno di cadaveri. E coloro che hanno vinto presto si accorgeranno che per loro giustamente comincerà una vita durissima. A noi resta la convinzione che non si può gestire la cosa pubblica senza la Politica. La campagna elettorale aveva dimostrato che la Politica aveva già perduto: il campo di battaglia era un deserto avaro di valori, di progetti , di tradizione ideale. E infatti ha vinto chi ha fatto copia/incolla del lepenismo e a destra è stato il solo a presentare una qualche disegno riconoscibile, e chi ha raccolto i regali provenienti per decenni dall’intera classe politica marcia e ostentatrice senza vergogna del proprio marciume. Da una Casta senza valori democratici e deresponsabilizzata dagli “inciuci” e dalle “larghe intese”. Per raccogliere i voti bastava un canestro.

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un “vaffanculo” sesquipedale [di G. Vetritto]

di giovanni vetritto

 

1. La genesi

Alla fine ce l’hanno fatta.

I cosiddetti “ragionevoli”, con la loro irragionevolezza, hanno alla fine del tutto screditato la ragionevolezza, la dialettica parlamentare, il buon senso della stabilità e del confronto tra schieramenti in una qualche, variabile misura interni alla logica della liberaldemocrazia.

Perché quando queste nobili caratteristiche, che rappresentano il minimo sindacale indispensabile per cercare di ricostruire, nel medio periodo, una decente dialettica sostanziale di confronto democratico vero, vengono per decenni distorte a coprire interessi aziendali, personali, partitocratici, massonici, nessuno finisce più per vederci quel valore che nondimeno gli resta.

Quando per decenni il bon ton del parlamentarismo viene usato solo per nascondere affari e affaracci, per blindare l’immobilismo di classi dirigenti bollite e ormai senza seguito, per garantire impunità a ogni scelta illegittima, ma anche legittima e non suffragata da un vero sostegno popolare, l’esito è quel gigantesco “vaffanculo” partorito ieri dalle urne, sia stato esso grillino, leghista, fascista, “poterealpopolista”.

Un “vaffanculo”, va sottolineato, che è riuscito perfino ad arginare quella disaffezione alle urne che pareva ormai irreversibile, e che invece ieri è stata stoppata dalla voglia matta di dare un segnale di ormai totale insofferenza.

Per fare un solo esempio, quello macroscopico delle crisi bancarie, se perfino il Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana si dichiara favorevole ad appurare l’unica cosa di interesse del cittadino minimamente avvertito, ovvero chi abbia intascato i denari spariti dai bilanci di tante banche e banchette, e la politica decide che non è il caso, una reazione simile è il minimo sindacale da attendersi; fossimo un popolo un po’ più avvezzo alle barricate in piazza, avremmo potuto assistere a ben di peggio.

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la giornata particolare di due elettori alle prese col rosatellum

di antonio caputo – d’intesa con enzo palumbo – (con una postilla)

Senza consultarci, io e l’amico Enzo Palumbo abbiamo vissuto la stessa esperienza, a Torino ove voto io, quartiere crocetta, e a Messina, città di Enzo .

Una giornata particolare e un gesto di modesta disobbedienza civile condiviso, dalle Alpi al (quasi) Lilibeo!

Attaccati al diritto di voto, il primo e fondamentale diritto politico in democrazia.

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