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cinque ipotesi per la pace in ucraina

di pier virgilio dastoli
Volodymir Zelensky torna a Kiev dal suo viaggio a Roma, Berlino, Parigi e Londra con molte buone promesse ma con pochi passi in avanti non solo rispetto allo stato del conflitto militare che, al di là della propaganda da una parte e dall’altra, è di fatto congelato da mesi ma soprattutto rispetto alle prospettive di una interruzione di quella che fu definita da Vladimir Putin come una “operazione militare” e ancor di più al ritiro delle truppe russe e del Gruppo Wagner dai territori illegittimamente occupati dalla Federazione Russa dopo il 24 febbraio 2022 che coprono un quinto del paese ed una linea del fronte di 1500 km dalle regioni orientali di Luhans’k e Donetsk a Zaporizhzhya e Kherson a sud.

Nonostante il progressivo aumento degli aiuti militari a Kiev di decine di paesi nel mondo a cui si unisce l’addestramento dell’esercito e dell’aviazione nell’uso di armi di difesa e di attacco avviato da USA e Regno Unito già prima dell’attacco russo, le forze armate dell’Ucraina non sono in grado – contrariamente a quel che è stato da più parti dichiarato – di “vincere la guerra” e di costringere così la Russia ad una resa incondizionata. Continua la lettura di cinque ipotesi per la pace in ucraina

LA STORIA E IL PACIFISMO

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MASSACRI, RESISTENZA, LOGICA

di paolo flores d’arcais

Lettera aperta a Tomaso Montanari e ai suoi compagni pacifisti

Caro Tomaso, provo a occuparmi del tuo articolo su Il Fatto di venerdì 11 marzo, che il redattore ha titolato, con perfetta aderenza al contenuto, “Il militarismo da divano farà strage di ucraini”.
Per cominciare: “guerrafondai” o “pacifisti”, siamo naturalmente tutti “da divano”, visto che possiamo scrivere dalle nostre case senza che le bombe a grappolo di Putin ci costringano negli scantinati o nelle tombe. Dal mio divano, perciò, al tuo, vorrei evidenziare alcune contraddizioni logiche palesate dal tuo testo.
Definisci quella di Putin una “aggressione scellerata”. Giusto. Il nostro punto di partenza è comune, perciò. C’è un aggressore e c’è un aggredito, un carnefice e una vittima (designata). L’aggressione di Putin è anche per te scellerata, immagino, visto che getta missili su scuole e ospedali per bambini, spara sulle famiglie in fuga nei “corridoi umanitari” firmati un’ora prima, e ne concede di nuovi, che conducono però in Russia: corridoi di deportazione, cioè, questa è la sua idea di “umanitario”.
A questa guerra di massacro, il popolo ucraino, stretto attorno al suo presidente democraticamente eletto (col 73% dei voti), ha deciso di opporre la più strenua resistenza. La vittima designata rifiuta di porgere la gola, sceglie di combattere.

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La lezione di Montanari contro quella di Mission

di pierfranco pellizzetti

Il professor Montanari insiste e raddoppia.

Nelle sue ultime comparsate televisive sembrava aver incassato le dure repliche della realtà e – quindi – dava vaghi segni di aver iniziato a tenere a freno il suo perfettismo cattolico applicato alla tragedia ucraina. La protervia ammantata da ansia di martirio priva di rischi effettivi.

Falsa impressione, perché oggi sul “Fatto Quotidiano” ritorna alle posizioni di partenza. Ossia la predicazione di un pacifismo unilaterale come forma superiore di realismo, promossa dalla superiorità morale dello spirito credente. Per cui “il pacifista da tinello” se la prende con “i guerrafondai da divano” che pretenderebbero di far continuare la carneficina”, per cui «arrivati a questo punto, l’unica posizione morale per noi occidentali è la più forte pressione possibile per un cessate il fuoco immediato, per un tavolo della pace dove Ucraina e Russia trovino un accordo. Un accordo che sarebbe comunque meglio della continuazione di questa carneficina senza senso». Scelta morale o non piuttosto la pretesa di sovrapporre alla realtà il proprio dottrinarismo, come viatico sicuro per il paradiso del politicamente corretto. Anche perché la condizione primaria per arrivare all’annunciato accordo è che entrambi i contendenti manifestino la benché minima intenzione di arrivare a tale accordo. Condizione inesistente se la parte putiniana dichiara di infischiarsene della realtà nel palleggiamento derisorio di due tesi: “in questo momento non ci sono invasioni in atto” (linea Ladrov), “l’Ucraina non esiste e deve tornare a far parte della Russia” (linea Putin).

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Germania 2021 Socialdemocratici, Verdi e Liberali verso una coalizione di governo

di Ninni Radicini

Con l’approvazione degli organi preposti, tra il 15 e il 18 ottobre, SPD, Verdi ed FDP hanno ratificato l’accordo raggiunto in sede di colloqui esplorativi e il conseguente avvio di un negoziato per formazione di una coalizione di governo dopo le elezioni Federali del 26 settembre.

 

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I pericoli militari del tramonto dell’egemonia americana

di  gian giacomo migone 

È necessaria una strategia indipendente di una Europa sempre più unita. I crolli sistemici determinano un vuoto di potere che viene riempito da iniziative e scontri. C’è un non detto che riguarda il ruolo degli Stati Uniti dopo il ritiro dall’Afghanistan e le tragiche conseguenze che ne derivano, tuttora in corso. Soprattutto in Italia, dove non bastano i silenzi di Draghi e i balbettii di Di Maio e dei grandi media che ora si fingono post atlantici.

Quanto sta avvenendo in quel lontano paese ha reso visibile ed ineludibile una tendenza in atto da anni, che ha avuto inizio da quella sconfitta subita in Vietnam, dalla conclusione per tanti aspetti simile a quella che si sta dipanando a Kabul: il declino del potere relativo degli Stati Uniti rispetto al resto del mondo.

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Amazzonia, attacco mortale ad ambiente e indios: l’ecocidio della foresta e il genocidio dei suoi popoli iniziato 500 anni fa

di angelo bonelli

pubblicato il 27 giugno 2021 su https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/06/27/amazzonia-attacco-mortale-ad-ambiente-e-indios-lecocidio-della-foresta-e-il-genocidio-dei-suoi-popoli-iniziato-500-anni-fa/6243149/

L’attacco mortale finale alla Foresta Amazzonica si chiama “PL 490”, projecto Lej 490, che cancellerà l’Amazzonia, terminando il Continua la lettura di Amazzonia, attacco mortale ad ambiente e indios: l’ecocidio della foresta e il genocidio dei suoi popoli iniziato 500 anni fa

UN PO’ DI CHIAREZZA SU ISRAELE E PALESTINA

di riccardo mastrorillo

Lo stato di Palestina non è mai esistito, fu deliberato dall’ONU insieme alla deliberazione di costituire lo Stato di Israele, ma non venne proclamato rinviandone la costituzione a dopo l’annientamento dello stato di Israele, nessuna organizzazione Palestinese, a parte Al Fatah, ha mai rinunciato a questa posizione. 

 Israele ormai da oltre 50 anni occupa in seguito a varie guerre, mai da lei iniziate, gran parte dei territori che erano stati assegnati al costituendo stato di Palestina, perdurando uno stato di guerra di fatto, forse nel legittimo diritto degli occupanti. Poiché nessuno è in grado di garantire che da quei territori, da cui Israele dovrebbe ritirarsi, non partano ulteriori attacchi.  Non essendovi peraltro una controparte istituzionale con cui trattare una pace (a meno di non considerare l’ipotesi grottesca di fare la pace con organizzazioni che hanno come scopo dichiarato e mai smentito la distruzione dello stato di Israele).  

Lo sgombero di alcuni palestinesi che occupano abitazioni nel quartiere EST di Gerusalemme è stata stabilita dalla Giustizia, in tutti i gradi di giudizio. La proprietà di quegli immobili appartiene a organizzazioni israeliane, le famiglie occupanti non pagano l’affitto, si tratta di una sentenza dolorosa ma nel pieno rispetto del diritto. Quand’anche fosse, ipoteticamente, un sopruso, non potrebbe assolutamente giustificare il lancio di razzi contro il territorio di Israele.  

Sappiamo bene che tutto ciò ha costituito un alibi per Israele per fare politiche discriminatorie, ma possiamo comprenderne le ragioni seppur non condividendone gli strumenti. I Palestinesi sono “apolidi”, quindi di fatto e di diritto discriminati a prescindere. 

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Un governo per la politica europea. Il paradosso italiano.

di gian giacomo migone  

Se i partiti politici – senza eccezioni, da Leu alla Lega – non fossero così impegnati a rilasciare cambiali in bianco al presidente del consiglio incaricato, ignorando le regole più elementari di una costituzione parlamentare, formulerebbero richieste pubbliche corrispondenti ai propri orientamenti, per poi subordinare il proprio voto di fiducia a riscontri verificabili nel programma e nella composizione del governo.

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RASSEGNA STAMPA ESTERA: “il suo nome è ormai quasi sinonimo di slealtà”

🇫🇷 Le Figaro: “Rifiuta di assumersi la responsabilità della crisi”.
🇺🇸 New York Times: “Aveva il potere di distruggere e non ha resistito”.
🇩🇪 Der Spiegel: “Mette a rischio la storica opportunità di riformare il Paese” […] “Disperato, il più impopolare lotta contro il premier più popolare” […] “Più il suo partito affonda, più lui lotta per avere attenzione” […] “Perché il fan di Machiavelli rompe la coalizione rischiando di andare all’opposizione e portare al potere il populista di destra Matteo Salvini?“.
🇬🇧 Financial Times: “nessuno capisce le motivazioni dell’ex premier, che Renzi abbia messo sottosopra Roma nel tentativo di rafforzare il potere di interdizione del suo piccolo partito e la sua stessa immagine personale” […] “la crisi italiana “minaccia di ostacolare il Recovery plan di Bruxelles”.
🇬🇧 The Guardian: “La manovra largamente impopolare di Renzi arriva nel momento peggiore possibile per l’Italia e lascia gli osservatori perplessi riguardo alle motivazioni”.
🇬🇧 Reuters: “Renzi completa la trasformazione da riformatore a distruttore e il suo nome è ormai quasi sinonimo di slealtà e spietate manovre politiche”.
🇪🇸 El Pais: “L’Italia deve ora trovare la formula per un probabile terzo governo di questa legislatura nel mezzo di una pandemia, proprio quando si decide il destino di quasi 230 miliardi di euro che arriveranno dall’Unione Europea per uscire dalla crisi e il Paese deve presiedere il G-20“. 

L’eutanasia della democrazia, tragedia o farsa?

di riccardo mastrorillo

Le sconvolgenti immagini di subumani, travestiti e armati, come se partecipassero alla peggiore farsa di una subcultura indefinibile e indecente, che violentano il Parlamento, ha sconvolto tutto il mondo. Come in un appassionato confronto tra due concezioni del nichilismo, che non mi stanco mai di rileggere, Jüngher ed Heidegger in Über die Linie; la domanda esiziale è comprendere se non abbiamo ancora toccato il fondo o se, dopo l’epilogo del 7 gennaio, possiamo auspicare una rafforzamento della democrazia e dei suoi principi. Continua la lettura di L’eutanasia della democrazia, tragedia o farsa?

 Comunione e Liberazione in Uganda: niente stipendi ai professori delle scuole cattoliche

di emanuela provera

Il coronavirus è pericoloso e uccide anche in Uganda, un’area geografica che molti pensavano isolata e diversa dal resto del mondo.

Mentre i casi confermati salivano a 1.079, giovedì 23 luglio il Ministero della Salute ugandese confermava la prima morte di una giovane donna trentaquattrenne, con queste parole “May her soul rest in eternal peace”. Residente nel Distretto di Namisindwa, un quartiere nella Regione orientale del paese, a metà luglio la donna è stata ricoverata in ospedale per una diagnosi di polmonite grave.

LE SCUOLE CATTOLICHE

L’accanirsi dei contagi e la diffusione del virus hanno spinto il Ministero della Pubblica Istruzione a predisporre un piano di emergenza per garantire la continuità di apprendimento a 15 milioni di studenti, che non potranno seguire regolarmente le lezioni scolastiche proprio a causa della “chiusura” introdotta nel paese; in particolare è stato stampato e diffuso un programma di acquisizione autonoma che gli studenti devono seguire senza l’affiancamento del corpo docente.

Il piano governativo dell’Istruzione ha ricevuto però critiche da alcuni rappresentanti del mondo cattolico i quali lamentano una mancanza di interlocuzione sulle modalità di implementazione dello stesso; tra questi il Reverendo Ronald Okello, segretario esecutivo dell’Educazione per la Conferenza episcopale dell’Uganda (CEU). Il suo intervento ha avuto una certa eco perché sono almeno 3.388 le scuole cattoliche in Uganda alcune delle quali sostenute direttamente dal governo.

La scuola intitolata a don Luigi Giussani a Kampala

È proprio sulla questione economica che stanno emergendo diatribe e tensioni: Okello ha chiesto a tutte le diocesi ugandesi di sospendere il pagamento degli stipendi degli insegnanti ma senza tener conto della direttiva del governo che vieta ai proprietari delle scuole private di interrompere i contratti dei dipendenti e obbligandoli a pagare gli emolumenti anche nel periodo di “chiusura”. La disposizione governativa è vincolante nonostante le restrizioni introdotte a causa della pandemia siano in vigore da molte settimane. La Conferenza episcopale ugandese (CEU) ha replicato che, senza donazioni e pagamento delle rette, le scuole cattoliche non possono permettersi di pagare gli stipendi dei dipendenti che sono a loro carico.

CHI È ROSE BUSIGNYE

Port Bell è una piccola città del Distretto di Kampala nella quale sorge una scuola cattolica molto attiva anche se di recente costruzione: la Luigi Giussani Institute of Higher Education (LGIHE) aperta nel 2012 dopo una visita di Don Julián Carrón nel Paese. Successore di don Luigi Giussani, oggi a capo del movimento di Comunione e Liberazione, Carrón incontrò la popolazione autoctona, radunata per l’occasione su iniziativa di una donna molto nota, la Memores Domini (Memores Domini è un gruppo riservato di Comunione e Liberazione, ndr) Rose Busingye, la quale raccontando la nascita dell’Istituto, di cui è fondatrice, ha dichiarato “ho cominciato a vedere che l’unico bisogno del mondo non è quello del pane ma quello dell’educazione” [1]. La Busingye, diplomata come infermiera e ostetrica negli anni ’90, è fondatrice e presidente del Meeting Point International, una organizzazione non governativa che, in aderenza agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa cattolica, si pone come priorità l’assistenza alle vittime dell’HIV/AIDS, la promozione dell’istruzione e la riduzione della povertà [2].

A proposito dei Memores Domini il 26 giugno scorso si è svolto un incontro che potrà rivelarsi decisivo per il loro futuro [3], durante il quale ai rappresentanti dell’Associazione è stato consegnato il decreto di nomina di un delegato pontificio, il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda; in qualità di commissario pontificio svolgerà il compito di guidare l’associazione nel processo di revisione del direttorio e dello statuto e contestualmente nel risanamento di alcuni problemi associativi già segnalati alla Santa Sede. L’incontro si è svolto alla presenza del cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i laici.

Ma non finisce qui. In Uganda la formazione, gestita dal mondo cattolico, si integra in quello più “profano” e laico  di organismi che operano nell’ambito della cooperazione internazionale, con lo scopo (o il pretesto) di fornire aiuti umanitari; uno di questi è l’ente no profit AVSI che, oltre a finanziare la Luigi Giussani Institute of Higher Education (LGIHE), riceve contributi, pubblici e privati, anche dall’Italia (€ 7.744.174,00 nel 2019, € 5.351.129,00 nel 2018) e dalla Conferenza episcopale italiana (1.936.987,00 nel 2019, € 1.027.229,00 nel 2018) oltre che dalla Comunità Europea [4]. La Presidente del consiglio di amministrazione è Patrizia Savi precedentemente a capo di Sea Prime e ancor prima direttore pianificazione e finanza A2A.

CANONIZZAZIONI

Un nostro contatto, che preferisce restare anonimo, ha incontrato Rose in occasione di una cena tra rappresentanti del Movimento di Comunione e Liberazione; queste alcune delle sue parole: “Per il movimento ciellino la Busingye è già la nuova Giuseppina Bakita (proclamata santa il 1° ottobre 2000 da Papa Wojtyla, ndr)  [5], viene presentata a tutti gli eventi ufficiali quali il Meeting di Rimini, gli esercizi spirituali annuali, il New York Encounter, l’Encuentro Madrid, con lo scopo di mitigare il volto razzista della casta ciellina e di promuoverla come testimonial del Movimento”. Lo stesso interlocutore ritiene che l’Uganda sia un Paese prezioso per promuovere la figura di don Luigi Giussani il cui iter canonico che introduce la causa di beatificazione e canonizzazione è iniziato nel 2012. Rose Busingye fu persino invitata nel 2009, insieme ad altri ospiti, al sinodo dei Vescovi africani, al temine del quale disse: «Quando conosci la fede tutto ti appartiene. È una mentalità nuova, persuasiva». Ne siamo persuasi.

emanuela.provera@libero.it

twitter@dentrolod

Speciale per Africa ExPress

[1] https://www.ilsussidiario.net/news/educazione/2013/11/10/uganda-rose-busingye-giussani-carr-n-e-la-passione-di-12-ragazzi-cosi-nasce-una-scuola/441590/

[2] https://www.youtube.com/watch?v=aucIkit6Bbw

[3] L’Associazione laicale Memores Domini è stata riconosciuta quale associazione internazionale di fedeli mediante decreto del Pontificio consiglio per i laici in data 8 dicembre 1988

[4] Bilancio aggregato al 31/12/2019 certificato dalla EY S.P.A

[5] http://www.bakhita.fdcc.org/canonizzazione.html