Il pregiudizio dei benpensanti sui cinque stelle

di riccardo mastrorillo

Massimo Teodori, sull’huffingtonpost, ci spiega che l’alleanza democratica con i 5 stelle è una strategia illusoria e un errore politico, affermando che «Il Movimento 5 Stelle non ha alcuna caratteristica di un movimento politico degno di questo nome: non l’insediamento territoriale, non il voto strutturato, e neppure un obiettivo politico sia pure visionario come ai primi tempi». In queste affermazioni si esplica la nuova geniale linea, condivisa dagli opinionisti più in voga, dai sostenitori della politica “alta”, dai conservatori reazionari, di cui la sinistra è piena, dai “benpensanti” nostrani. In questi giorni nelle trasmissioni televisive è un fiorire di impeccabili giornalisti che non perdono occasione di rimbrottare, contestare e mettere in evidenza le contraddizioni del politico 5stelle di turno, talvolta con un accanimento incomprensibile. Ovviamente quegli stessi giornalisti non si sognerebbero mai di chiedere conto a Salvini della sua conversione europeista, di domandare che fine abbia fatto Bagnai e le teorie sul ritorno alla lira. Continua la lettura di Il pregiudizio dei benpensanti sui cinque stelle

che sia solo l’inizio

 Le ingiurie di un professore universitario  contro Giorgia Meloni la dicono lunga sulla nostra scuola, e bene ha fatto il Rettore a sospenderlo e il mondo politico a condannarlo unanimemente. Siamo in un periodo di grande sbandamento e di ipocrisia. Credo che ormai siamo arrivati a un punto di non ritorno. Ma dobbiamo tentare. Secondo me questa è la linea giusta. Che sia solo l’inizio: valga però per tutti, davvero. Altrimenti l’episodio si rovescia in un’ulteriore prova di faziosità. Noi giornalisti abbiamo enormi responsabilità. Abbiamo sdoganato persino un guitto che fonda la sua fama esclusivamente sulle parolacce e le ingiurie. In tv e in Parlamento. Viene invitato in molte trasmissioni soltanto per provocare risse e alzare dello 0,1 l’audience. Io sanzionerei, e pesantemente, i conduttori che lo chiamano solo per questo scopo. Uno che scrive: «La Carfagna è quella che facendo la Vispa Teresa, ha causato la separazione del povero Berlusconi dalla moglie: ora questa personaggia che fa la presidente della Camera, dice ‘Sgarbi si metta la mascherina’, ma vai a cagare! Li ho sentiti questi quattro balordi, riunirsi per cacciarmi 15 giorni dal Parlamento. La conferenza dei capigruppo… dei capi del cazzo!, con la Soragna, la Carfagna, la Sorcagna, la Sorcagna ecco, la Sorcagna che dice ‘Sgarbi ha anche negato di avermi insultato’, ma come posso insultare una che non esiste?! Ma vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo!… la Carfagna, la Scarfagna, la Scarpogna, come l’ho chiamata prima?, ah, la Sorcagna, ecco, la Sorcagna». Al suo confronto Gozzini è un gentiluomo dell”800 educato dalle suore Orsoline. Ma chi si è scandalizzato? Forse il presidente della Repubblica sarebbe dovuto intervenire per difendere l’allora v. presidente della Camera. E adesso, avendo creato un giusto precedente, sono sicuro che Mattarella aprirà un ufficio al Quirinale con lo scopo di emettere giusti rimbrotti quotidiani di condanna per ingiurie di questo tipo, non solo di semplici cittadini, ma anche di membri delle istituzioni. Ne sono sicuro.

Dal Manifesto di Ventotene all’Europa e al mondo del XXI secolo

Una serie di incontri on line a cura del Meeting Point Federalista (MPF) per celebrare l’80° anniversario del Manifesto di Ventotene e riscoprirne l’attualità con filosofi, politologi, economisti, sociologi, storici, giornalisti, militanti.

Il Manifesto di Ventotene, è stato scritto nel 1941 dagli antifascisti Ernesto Rossi e Altiero Spinelli con la collaborazione di Eugenio Colorni. A 80 anni di distanza, è diventato un classico del pensiero politico, ancora oggi molto discusso, ma spesso sia i detrattori che gli estimatori colgono nel testo solo ciò che è funzionale al loro punto di vista. In questo ciclo di incontri si cercherà di andare oltre le letture ideologiche, per cercare di cogliere degli spunti per una riflessione critica sulle radici storiche di alcune questioni ancora attuali. L’obiettivo dichiarato del MPF attraverso questi eventi di confronto è dunque quello di trovare indicazioni ancora valide per il rilancio della prospettiva federalista verso nuove forme di governance sovranazionale per l’Europa e il mondo del XXI secolo. Il format del programma, prima del dibattito aperto, prevede un momento di confronto fra gli esponenti del mondo intellettuale e rappresentanti della galassia federalista.

Programma 

Per registrarsi https://www.eventbrite.it/e/crisi-di-civilta-e-stato-di-diritto-dal-manifesto-di-ventotene-alleuropa-tickets-142278860903

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PIETISMO CARITATEVOLE (CON UNA LETTERA – BELLISSIMA – DI IACOPO MELIO)

Un neo nella  composizione del governo: Perché un ministero "per le disabilità" e un altro "per le pari opportunità"? A me sembra discriminatorio e segregante. Le persone con disabilità sono persone come tutte le altre e a tutte insieme vanno date  pari opportunità e garantito l'effettivo godimento dei diritti fondamentali della persona. Oltre il pietismo caritatevole ma con politiche attive uguali per tutti e tutte.

Disabilità, se è un ministero che ci discrimina

Lettera del consigliere regionale Pd della Toscana

Il caso Renzi-Riad: sottomettersi o dimettersi (con una nota di e.ma.)

[Critica liberale considera che lo scandalo Renzi-Arabia saudita, di inaudita gravità, avrebbe dovuto trovare una conclusione subito dopo la denuncia del caso. Il parlamento è rimasto aperto anche durante le dimissioni di Conte e sarebbe stato doveroso da parte della Presidenza del Senato avviare un chiarimento nell’aula di Palazzo Madama. Ciò non è avvenuto. Dopo il voto di fiducia al Governo Draghi, non si può perdere altro tempo e soprattutto il caso non può essere giudicato concluso in seguito a qualche dichiarazione stampa, ma deve essere discusso in sede parlamentare perché coinvolge in maniera assai grave un senatore della Repubblica.  Magari avessimo, sul centro-sinistra o  sulla sinistra, un partito che facesse politica, e sarebbe il massimo che la facesse in modo rigoroso!!!!!  e.ma.]

di luigi ferrajoli & gian giacomo migone

Che la crisi di governo, in questo momento  storico e nelle evoluzioni a dir poco ambigue di queste ore, costituisse un attentato alla salute pubblica con ogni probabilità era chiaro persino a colui che l’ha provocata. Configurando anche un vulnus della democrazia italiana, dopo quanto egli ha detto e fatto a Riad.
E che sta lentamente diventando consapevolezza collettiva, malgrado il diffuso silenzio mediatico.
Non si tratta soltanto di sfacciato conflitto d’interesse su
scala internazionale da parte del capo di un partito politico
decisivo ai fini della sopravvivenza della maggioranza esistente. Sarebbe ipocrita asserire che non siano esistiti e
che non esistano casi analoghi nel nostro parlamento.
L’elemento di novità consiste, però, nella pubblica
ostentazione, tale da creare un precedente se non adeguatamente stigmatizzata, della propria adesione, in quanto parlamentare dello Stato italiano, ad un costituendo istituto con finalità di affari, pro- mosso e finanziato da un altro Stato (il «Future Financial Initiative», promosso dall’Arabia Saudita).

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Un governo per la politica europea. Il paradosso italiano.

di gian giacomo migone  

Se i partiti politici – senza eccezioni, da Leu alla Lega – non fossero così impegnati a rilasciare cambiali in bianco al presidente del consiglio incaricato, ignorando le regole più elementari di una costituzione parlamentare, formulerebbero richieste pubbliche corrispondenti ai propri orientamenti, per poi subordinare il proprio voto di fiducia a riscontri verificabili nel programma e nella composizione del governo.

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LE 3 CRISI

Della rappresentanza , per effetto di leggi elettorali che sottraggono libertà di scelta e recidono  il tessuto connettivo della Rappresentanza.              

Della partecipazione costruens o informata , attiva pro e inter attiva, sostituita da strumenti distorcenti o manipolati o manipolatori, come i social, spesso solipsistici o le tv o i talk show o i click su piattaforme varie. Sullo sfondo crisi radicale della sovranità. 

Della democrazia e di anelli di congiunzione tra società civile e Istituzioni, come i partiti. Ora anche alla prova del metodo della Casaleggio e associati.

Certamente ciascun partito può regolare come meglio crede la vita interna del partito e i meccanismi di selezione e decisione. Ma restano o ci sarebbero  sempre le  garanzie della Costituzione repubblicana a tutela della libertà di associazione, di manifestazione del pensiero, rivolte ad assicurare il rispetto di un metodo democratico sostanziale anche nella vita interna (artt.18,21,49). E trattandosi di democrazia parlamentare rappresentativa (che presuppone e si coniuga con  partecipazione interattiva)  a tutelare le libertà di parlamentari non legati a vincolo di mandato ma liberi rappresentanti dei cittadini tutti, e del parlamento (artt.1 e 68). Riguarda tutti. Se poi col voto sulla piattaforma privata della società privata, espresso con un semplice click a un quesito precostituito (non costruito insieme) da chissà chi e come, si immaginasse di vincolare la libertà del parlamentare, forte sarebbe la dissonanza da lettera e spirito costituzionali, rimanendo libera scelta in ipotesi da motivare, il libero voto in parlamento del parlamentare. Anche perché chi  vota sulla piattaforma è semplice iscritto alla stessa  in regime di diritto privato, senza che egli abbia alcun obbligo (privatistico e di nessun effetto pubblicistico) di dichiararsi elettore del partito a cui la piattaforma fa riferimento. Se poi tutto questo avviene dopo che l’assemblea dei parlamentari del partito si è espressa e una delegazione della stessa si  è già recata dal Presidente incaricato di formare un governo, dichiarando coram  populo di voler aderire e partecipare allo stesso governo, sarebbe arduo  non valutare la cosa come screditamento della libertà responsabile dei parlamentari e in definitiva come contrapposizione al sistema della democrazia parlamentare rappresentativa che si presenterebbe sostituita da click eterodiretti vincolanti per gli eletti dal popolo sovrano (non dai soli iscritti alla piattaforma). Anzi, anche da altri click preannunciati dal dominus incontrastato e proprietario della piattaforma in caso di prevalenza dei no al governo Draghi. Quesito in tal caso assoggettato a libero arbitrio interpretativo.  Il dominus Casaleggio, figlio dell’omonimo, investito a tempo indefinito  della carica in forza di un principio analogo  a quello monarchico e dinastico. Altri click mentre le consultazioni sono chiuse e Draghi sta salendo sul colle per presentare la lista dei ministri e poi recarsi avanti le Camere, fuori tempo massimo e dal tono velatamente o volutamente dilatorio  se non ostruzionistico. Su quesito anticipato via rumor su tv e social dal predetto dominus. Gli iscritti a Rousseau dovrebbero dire col click se i parlamentari dovranno astenersi o votare no al governo Draghi. Ma non si erano espressi prima ?

LA TRUFFA DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA

Non sappiamo come ringraziare il M5s per la sua meritoria opera di smantellamento della cosiddetta “democrazia diretta”. E tutti coloro che difendono le istituzioni rappresentative e il voto segreto e libero non possono non essere grati a chi non perde occasione per dimostrare urbi et orbi quale truffa sia la pratica della democrazia pseudo diretta. Certo involontariamente. Il  primo test è dato dalla partecipazione sempre incredibilmente scarsa al voto. L’ultima – direi definitiva e più spudorata – prova è fornita dal quesito buffonesco sull’appoggio al Governo Draghi proposto, o meglio imposto, ai votanti: «Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?». Questa ultima stesura del quesito, sul filo di lana, è riuscita ad affermarsi su altre ipotesi. Per esempio: «Siete cosi fessi da rifiutare un governo affidato dal M5s al presidente Draghi?». Oppure: «Osate opporvi a un governo grillino retto da Draghi, il quale ha copiato sfacciatamente il programma politico del MoVimento?» Oppure: «Dite sì o no al governo Draghi proposto con fermezza dai vostri Capi?». «Postscriptum del Quesito: cari, votate liberamente, intanto le schede sono scrutinate senza alcun controllo da Casaleggio nella sua cucina, presto conoscerete i risultati a lui più graditi».

RIMETTIAMO LE DOGANE

Monica Amore, consigliera comunale di Torino, eletta dal M5s, ha pubblicato un post sfacciatamente antisemita con tanto di caricature di uomini con naso pronunciato, Kippah e Stella di David. Non mancano neppure richiami al famigerato violento complotto sionista. Insomma, la sua è stata una oscena rivisitazione delle più bieche propagande anti ebraiche. Il tutto riferito al Gruppo Gedi. Gruppo senz’altro criticabile, ma il modo fa la sostanza.

Dopo il putiferio sollevato e le condanne dei dirigenti dello stesso M5s, l’autrice ha fatto propria l’ormai buffonesca tradizione del “non me ne sono accorta”, “chiedo scusa”, “rimuovo il post”. Avrebbe potuto dire anche “rimetto il dentifricio nel tubetto”. Chiuso il discorso? Direi di no.

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7 febbraio 1898 inizio del processo Dreyfuss  (quando c’erano gli intellettuali indipendenti) – PROCESSO PER DIFFAMAZIONE

“L’intellettuale in Europa aveva un potere ed io credo che il vertice di questo potere sia stato esercitato da Zola e dai firmatari dell’appello di Zola al momento del processo Dreyfus. Poi è venuto l’inquinamento partitico, l’impegno devoluto alla sinistra: e ha molto inquinato questo potere dell’intellettuale. Oggi il potere è in tutte altre mani, il potere è la televisione, il potere è la casa di moda. L’intellettuale non ha più nessun potere, comunque io continuo a scrivere come se ci credessi”. (L.Sciascia)

In Francia, il 7 febbraio 1898, inizia il processo per diffamazione contro lo scrittore Émile Zola. L’accusa riguarda la pubblicazione del J’accuse, un editoriale pubblicato da Zola sul giornale “L’Aurore” il 13 gennaio 1898 per denunciare pubblicamente le irregolarità del processo contro Alfred Dreyfus. Dreyfus era un capitano dello Stato maggiore di origine ebraica, condannato ingiustamente per alto tradimento sulla base di documenti completamente falsi.

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