SIRI: L’UOMO GIUSTO AL POSTO GIUSTO

Armando Siri, già Sottosegretario leghista cacciato con ignominia dal primo governo Conte, è fatto entrare trionfalmente da Salvini nella Segreteria nazionale della Lega. Col compito specifico di curare il Programma della Lega. Scelta ineccepibile: nessuno meglio di lui avrebbe potuto dare continuità  alla linea dei 49 milioni truffati allo Stato e dei commercialisti arrestati. Il suo curriculum (che qui riportiamo di seguito) è ineccepibile: la sua vita è tutta un Programma.

Bancarotta fraudolenta (2014)

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Sgarbi, assenteista e banderuola

[nella foto, Vittorio Sgarbi, mentre lavora alla Camera]

Il fatto delle giornata: Il deputato Sgarbi ci dà due notizie: 1) Virginia Raggi ha fatto la cameriera e 2) egli lancia possibilità di un’alleanza elettorale con Calenda per conquistare il Campidoglio. Il che la dice lunghissima su questi due soldati di ventura, esemplari massimi del trasformismo italico.

Riprendo dal titolo di Repubblica.it: «Il “senatore” Sgarbi (ulteriore prova del rovinoso decadimento di professionalità giornalistica della “La Repubblica 3.0”) presenta la sua lista e poi attacca: “Prima di fare il sindaco, faceva la cameriera in uno studio di avvocati”. Inevitabile la replica su twitter». Poi: «Rinascimento …o andrà da sola o in alleanza con il centrodestra in modo stabile. Oppure, in modo spericolato, ho proposto una lista Calenda-Sgarbi». Per l’avventuriero, Salvini, Meloni o Calenda pari sono. Non ha del tutto torto.

Ovviamente Raggi ha replicato che non è disonorevole il mestiere della cameriera. Ma ci poteva andare ancora più pesante, ricordando al deputato e all’elettorato tutto che è meglio lavorare che essere assenteista dal lavoro e truffare lo Stato.

Consigliamo alla Sindaca di Roma di diffondere il curriculum di questo guitto che è costretto a urlare quotidianamente scurrilità a destra e a manca per stare sul palcoscenico e per far dimenticare il suo passato.

Infatti. Nel 1996 passa in giudicato la sentenza che lo condanna per truffa aggravata e continuata e falso ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi e assenteismo nel periodo 1989-1990, mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali. La condanna è a 6 mesi e 10 giorni di reclusione e 700 mila lire di multa.

Nonché. Sgarbi ha il record mondiale di trasformismo. Ha cambiato casacca una ventina di volte (il calcolo preciso è difficile), pur di acchiappare uno stipendio pubblico :

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USCITO IL N. 76 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTOQUOTIDIANO.IT

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Sommario
cronache da palazzo
4. riccardo mastrorillo, l’orlo del baratro
la biscondola
6. paolo bagnoli, ciampi e l’azionismo sempre vivo
res publica
7. angelo perrone, natale 2020, come il virus ci ha cambiati
la vita buona
10. valerio pocar, parole sante
l’osservatore laico
12. francesca palazzi arduini, bergoglio e la “buona-novela”
lo spaccio delle idee
14. tristano codignola, l’eresia riconosciuta
18. comitato di direzione
18. hanno collaborato
4. bêtise d’oro
5-9-11-13-16-17. bêtise
 

C’è poco da festeggiare – ORMAI È VIETATO VIVERE (“LIBERO”)

C’è poco da festeggiare
ORMAI È VIETATO VIVERE
Con la scusa di preservare la salute, il governo ci seppellisce in casa e ci tratta da malati. Regole insensate e aggirabili, figlie di una visione comunista dello Stato, ci rovinano l’esistenza senza produrre reali benefici
“Libero”, 21 dicembre 2020 pag 1 su art. di Renato Farina (più propriamente Betulla) segue ➔ a pagina 3

EPPUR SI MUOVONO… LA REAZIONE DEI COMITATI DI REDAZIONE AL MANIFESTO GEDI (CON UNA POSTILLA DI E.MA)

[e.ma. : Cominciano le prime reazioni al Documento dei valori emanato dal Gruppo Gedi (qui allegato nel testo integrale). Per ora si si son mossi i Comitati di redazione di tutti i quotidiani del Gruppo, a cominciare da “Repubblica”. Ci auguriamo che questo sia un primo passo per far comprendere come la linea avviata dalla Gedi sia davvero suicida, perché la carta stampata ha un sola via per la sopravvivenza: essere autorevole e differenziarsi così con la qualità del prodotto dalla comunicazione via Rete. Ogni forma di omologazione porta in breve tempo alla morte dell’informazione stampata. I proprietari – e purtroppo soprattutto i manager-giornalisti che li consigliano male – pensano invece di rimediare avvilendo la carta stampata a una omogeneità suicida e a puro ricettacolo mascherato della pubblicità.

Ma i lettori non sono così ingenui, e – soprattutto alla lunga – capiranno che non possono pagare le truffe che vengono loro propinate]. 

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IL CALDO ABBRACCIO DELLA PUBBLICITÀ TRUFFALDINA. COME “LA REPUBBLICA 3.0” DIVENTA “LA REPUBBLICA  MARCHETTARA”

[nella foto: i soldati di coccio in redazione]

di enzo marzo

Detto Fatto. Da due giorni gira il Documento sui Valori di tutto il Gruppo Gedi, che è stato presentato ai Direttori e ai giornalisti della più grande concentrazione dell’informazione stampata in Italia.

Il testo fa sorridere perché ha lo stile di quei documenti aziendali all’americana che vengono esibiti nei meeting in hotel vacanzieri per “motivare” i dipendenti che poi devono spargersi in tutto il Paese a vendere pentole o cosmetici.

Ma dopo aver sorriso, viene voglia di piangere: in queste pagine la figura del giornalista scompare, riducendosi a quella di soldatino inquadrato in una falange “cinese” agli ordini esclusivi della politica e degli interessi del Padrone. A realizzare l’una e gli altri ci pensano i Direttori-Kapò. (Come commenta “Professione Reporter”: «i giornalisti devono accettare maggiore flessibilità. Una indicazione per il nuovo contratto di lavoro». D’altronde il Documento è chiaro e proclama la «fine della solitaria indipendenza proclamata dai giornalisti, con il loro Ordine e la loro deontologia. P.R.». E basta con l’etica!, altrimenti come si truffa in santa pace? Ai brontoloni è garantita una «maggiore flessibilità». Che sfacciatamente viene minacciata oltre che per il Gruppo Gedi, addirittura per tutti i giornalisti italiani con il futuro Contratto di lavoro. Anticipando arrogantemente persino la Federazione Italiana Editori giornali.

E non finisce qui, anzi, «il primo messaggio: fra gli strumenti del rilancio c’è l’interazione dell’attività giornalistica e di quella del marketing». Il giornale si tramuta così da involucro per inserzioni pubblicitarie a strumento per truffare il lettore nascondendo il messaggio propagandistico nella parte redazionale. E tutto ciò viene dichiarato sfacciatamente, predicando la violazione di tutti i codici deontologici dei giornalisti e persino degli agenti pubblicitari. Ovviamente i Comitati di redazione, i giornalisti (sotto un così pesante ricatto), l’Ordine, la Federazione della Stampa, i maggiori editorialisti e il Fondatore del quotidiano tacciono complici.

Due Giorni Dopo. Su “Repubblica Marchettara 3.0” di domenica 13 dicembre, dopo la cronaca dei funerali di Paolo Rossi e prima del Settore economia, un’intera pagina è dedicata a uno scoop davvero clamoroso che brucia sul tempo tutti gli altri giornali italiani ed esteri: tra due mesi la famiglia Missoni celebrerà il centenario della nascita di papà Ottavio. Ovviamente la notizia è annunciata anche in prima pagina. (Da notare che “Repubblica Marchettara 3.0” si è dimenticata nell’ottobre scorso di commemorare il centenario della nascita di uno dei più grandi economisti del ‘900, Paolo Sylos Labini, peraltro tra i collaboratori più illustri di “Repubblica 1.0”). Purtroppo Sylos Labini non faceva piumini che ti abbracciano caldi. Infatti, nella stessa pagina una colonna, vera e propria “marchetta” propagandistica con tanto di firma di una giornalista, si affianca alla grande foto della signora Missoni. Non mancano le immagini dei piumini del catalogo Missoni. Si lamenta la mancanza dei prezzi.  

Scusate, devo finirla qui, perché devo tornare dal mio giornalaio per farmi restituire l’euro e mezzo che “Repubblica marchettara 3.0” oggi mi ha truffato.

La “Società Pannunzio per la libertà di informazione” e la corrente sindacale “Senza bavaglio” hanno deciso di denunciare il Direttore di “Repubblica Marchettara 3.0”, Maurizio Molinari, agli organi disciplinari dell’Ordine dei giornalisti, per grave violazione del Codice deontologico, nonché di accertare tutti i presupposti per una denuncia penale per truffa in commercio.

Società Pannunzio e Senza bavaglio

Da “Repubblica Marchettara 3.0”, 13 dicembre 2020, p.29

IL PIUMINO

Il caldo abbraccio
che protegge come una coperta di Linus

di Laura Asnaghi

Siete pronti alla sfida al grande freddo? Allora infilatevi un bel piumino e godetevi l’inverno avvolti in una “buccia” calda che vi fa sentire al riparo. Il piumino, infatti, oltre a essere un alleato contro il gelo, funziona anche come coperta di Linus:

coccola, abbraccia e protegge. Dagli anni 90 veleggia sicuro nel mondo della moda. Ha un posto di primo piano nel guardaroba anche se a ogni stagione cambia

 

proporzioni, colori, tessuti e imbottiture. Non solo piume ma anche nuovi materiali super tecnologici o naturali e sostenibili. Il piumino è capace di conquistare un pubblico trasversale con una gamma estetica molto ampia. Il modello più familiare è il giaccone imbottito ma, tutto sommato, molto slim, attrezzato con tasche e comodo da indossare.

Ma per chi vuole essere fashionista è d’obbligo il modello oversize, voluminoso quanto basta per non passare inosservati.

 

Tra i due estremi si piazza il cappotto con l’“anima” di piumino, che aderisce come una seconda pelle. Sul fronte dei colori tutto è concesso, da quelli brillanti ai più classici nero-blu-beige: gli evergreen che non stancano mai.

 

 

DOPO 23.208 MORTI DA COVID IN LOMBARDIA. I CONSIGLI DEL PRESIDENTE REGIONALE E DI UN GIORNALE CIALTRONE

 

«HA RAGIONE IL GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA – IMPORTANTE È DISOBBEDIRE»

Così “Libero” di oggi 9 dicembre. Titolo a tutta pagina in “prima”. Articolo firmato “Filippo Facci”. Così il giornale più negazionista e salviniano d’Italia continua la sua campagna scellerata, circondato da montagne di morti. Che Attilio Fontana sostenga questa tesi è quasi ovvio. Disobbedire alle leggi per lui è cosa abitudinaria. (Vedi le vicende giudiziarie di Attilio Fontana riportate qui sotto da Wikipedia), per lui è normale tenersi milioni in Svizzera, dando così un bell’esempio sia ai Lombardi sia agli evasori di tutto il nostro Bel Paese. Ugualmente, per questa ineffabile caricatura di politico è normale che la Regione che presiede dia appalti a sua moglie e a suo cognato. Ovviamente la colpa è dei Lombardi che lo hanno votato e dei partiti che lo sostengono ancora nonostante la sua palese indegnità. Non è bastata loro la lezione di aver eletto precedentemente persino uno come Formigoni. Ma ora si esagera. Il caro Attilio non può continuare a fare danni in un momento di acuta crisi come l’attuale.

Fontana, da tempo, avrebbe dovuto dimettersi  in silenzio e cospargersi il capo di cenere per le sue responsabilità nella gestione del COVID che, con la collaborazione dell’Assessore alla Sanità, Gallera, è stata la più catastrofica del paese. E invece ancora ha coraggio di parlare e incitare i cittadini a “disobbedire” a norme di prudenza. Con la complicità di un giornalista, Filippo Facci, che non dovrebbe più radersi la mattina per non correre il rischio di vedere allo specchio il viso di un cialtrone che in piena prima pandemia (12 aprile 2020, ripeto 12 aprile, il giorno in cui scriveva c’erano stati 273 morti solo in Lombardia), raggiunse il massimo del cinismo incosciente e mascalzone scrivendo sempre sul suo giornale spazzatura «Adesso basta, spezzo le catene, domani me ne vado al mare. Uscirò liberamente e sfacciatamente per le strade del mio Paese, e lo farò in spregio a un governo indegno e cialtrone che si illude di poter giocare a tempo indeterminato con le mie libertà individuali». Uno che scrive su “Libero” ne ha ben altre di catene.

P.S.: In margine, noto che davvero la politica è finita nella regione Lombardia. Ma è mai possibile che cialtronate del genere, così rovinose e demagogiche, non spingano a Milano dieci persone (o anche una) ad andare davanti a “Libero” o davanti al Pirellone per protestare civilmente con dei cartelli contro titoli di giornale o prediche presidenziali così pericolose? La reazione potrebbe essere organizzata dal Pd o dal M5s. Ma è utopico aspettarselo: sono solo due scheletri che giacciono inerti sulle poltrone del potere.

NOTA GIUDIZIARIA

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La legge sul divorzio: 50 anni di civiltà laica

La registrazione dell’evento sul canale YouTube della Fondazione

1 dicembre 1970 – 1 dicembre 2020

La legge sul divorzio: 50 anni di civiltà laica

la lunga battaglia parlamentare, la vittoria dei laici, la memoria dei protagonisti

ne parleranno:

Giovanni Crema (già deputato socialista),

Maria Mantello

(Presidente Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”),

Enzo Marzo (Presidente Critica Liberale),

Gianfranco Spadaccia (già deputato radicale)

con un breve contributo di Beatrice Rangoni Machiavelli

modera Riccardo Mastrorillo (critica liberale)

MARTEDI 1 DICEMBRE ore 18,30

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La figlia di un onesto cappellaio che diventò partigiana e giornalista

 di maria pia di nonno

Gianna Radiconcini si è spenta all’età di 94 anni. Una donna, una giornalista che ha segnato la storia dell’informazione europea: corrispondente della Rai da Bruxelles e da Strasburgo, Gianna seppe raccontare gli sviluppi dell’integrazione, con le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, così come altri momenti topici di quelle vicende europee tra Anni Settanta e Ottanta, con passione e competenza. Dietro le quinte della cronista, Gianna ha seguito tutti i più grandi eventi di quella fase, difficile, ma dalla metà degli Anni Ottanta, entusiasmante, della Comunità europea: la firma dei Trattati di Roma nel 1957; le elezioni del Parlamento europeo del 1979 – fu, ad esempio, la prima giornalista ad intervistare Simone Veil dopo la sua elezione il 17 luglio – e la caduta del Muro di Berlino nel 1989. 

Ma l’impegno politico e sociale di Gianna non inizia con l’Europa. Ha radici ben più lontane. Ha soli nove anni quando – a seguito di una correzione di una maestra, da lei ritenuta ingiusta, a un suo tema – capisce di voler diventare antifascista. È troppo giovane, probabilmente, per rendersi pienamente conto dei reali rischi che quella scelta comporta, ma non si lascia intimidire. Dopo l’8 Settembre, nella Roma occupata dai nazisti, inizia con i compiti più semplici, come la consegna del cibo ai detenuti politici rinchiusi nel Carcere di Regina Coeli, per poi assumere incarichi via, via sempre più delicati.

Tra i vari avvenimenti che la segnano, ve n’è uno in particolare sempre vivo nella sua memoria e spesso da lei raccontato: il brutale omicidio di Teresa Gullace. Madre, e in attesa di un altro figlio, Teresa è nei pressi della Caserma di Giulio Cesare a Roma per protestare, assieme ad altre donne, contro la reclusione dei propri figli e mariti quando viene colpita a morte da colpi sparati da due giovani SS in motocicletta. Anche Gianna è lì e assiste, impotente, a quella scena. 

Ma accanto all’Europa e all’antifascismo, c’è un’altra battaglia condotta da Gianna. Entrata nelle fila del Partito Repubblicano, inizia ad occuparsi di diritti delle donne e, in particolare, di diritto di famiglia. Le sue idee sono talmente innovative da non essere comprese e da causarne un allontanamento dal partito stesso. Eppure, qualche tempo dopo, quelle idee vengono riprese proprio da Oronzo Reale, divenuto ministro della Giustizia, e conducono, seppur lentamente, ad una rivisitazione delle norme del Codice Civile concernenti il diritto di famiglia e delle successioni. Gianna non lo hai mai detto esplicitamente ma, forse, si sarà sentita orgogliosa di aver aperto la strada, con discrezione e senza ricevere i giusti riconoscimenti, alla riforma del diritto di famiglia del 1975. 

Tutte queste battaglie – tenute vive fino all’ultimo – sono state raccontate da Gianna nella propria autobiografia, pubblicata nel 2015, Memorie di una militante azionista – Storia della figlia di un onesto cappellaio (2015).  Gianna ha inoltre pubblicato più di recente, nel 2019, anche un romanzo in parte autobiografico, Semafori Rossi. 

da Professione reporter

IL NAZARENO

Approfittiamo del Santo Natale e della fine dell’Annus horribilis per chiedere scusa ai lettori per i giudizi spesso assai critici che abbiamo continuato ad esprimere anche nel 2020 verso gran parte della classe dirigente e politica del paese. Spesso indulgiamo troppo nella severità, forse preoccupati dall’avanzato disfacimento della nostra società. Però non dobbiamo sbagliare nel generalizzare, perché sorprendentemente accadono episodi che ci smentiscono. E siamo lieti nel prenderne atto. Certi politici improvvisamente mostrano un commovente lato di pietà umana, che deriva loro da una sentita profonda educazione cattolica. Ci siamo persino commossi quando abbiamo appreso dai quotidiani che alcuni parlamentari, tra cui Lotti e Renzi, sono corsi a far visita in carcere a Denis Verdini, condannato definitivamente dalla Cassazione a sei anni e mezzo di reclusione per bancarotta. Azione meritoria, la loro, anche se avrebbero fatto bene a compiere la loro sesta “Opera di Misericordia corporale” visitando, semmai, pure qualche povero “ladro di polli” che sicuramente rimarrà a Rebibbia ben oltre la scarcerazione del bancarottiere. Ce la immaginiamo l’Opera di Misericordia compiersi discorrendo del caso Consip che vede coinvolti, assieme al detenuto, il padre di Renzi e lo stesso Lotti. Forse, non sappiamo bene. Ma quel che è certo è che alla fine del colloquio i misericordiosi e lo sfortunato recluso saranno caduti in ginocchio a pregare con fervore il Nazareno.

la lepre marzolina – mercoledì 30 dicembre 2020

USCITO IL N. 75 DI “NONMOLLARE” – SCARICABILE GRATIS QUI E ANCHE SUL FATTO QUOTIDIANO.IT

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Sommario
editoriale
4. angelo perrone, la strada dopo la ricaduta
la biscondola
7. paolo bagnoli, il girotondo della classe politica
cronache da palazzo
8. riccardo mastrorillo, propaganda e cialtroneria
l’osservatore laico
10. niccolò rinaldi, bpur: ban of political use of religion –
una nuova battaglia per lo stato di diritto internazionale
res publica
12. roberto fieschi, un becero maschilismo
astrolabio
13. francesca palazzi arduini, vite meravigliose e modi di lasciarle
la vita buona
15. valerio pocar, cinquant’anni fa il divorzio
lo spaccio delle idee
17. sergio lariccia, la legge sul divorzio e la riforma del diritto di famiglia in italia negli anni 1970-’75
26. paolo fai, una storia davvero italiana
29. ex libris
30. comitato di direzione
30. hanno collaborato
4. bêtise d’oro
6-8-9-11-12-16-25-27-28. bêtise
 

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