CAUSA CHE PENDE, CAUSA CHE RENDE

E’ intollerabile l’atteggiamento degli avvocati milanesi che, prima, cercano di non far parlare Davigo all’apertura dell’Anno giudiziario e poi , non riuscendoci, si alzano e abbandonano la sala. Un atto di illiberalismo e di inciviltà assoluto. Una dimostrazione, delle più gravi, del degrado in cui è precipitato il paese, dove ha preso il sopravvento la difesa del proprio interesse corporativo. Gli avvocati  milanesi dovrebbero chiedere scusa e soprattutto spiegare bene la loro parte di responsabilità sul fatto che la metà dei processi  vengono gettati nel cestino.

Io una proposta ce l’ho. Paradossale, lo so. Ma parte dal presupposto costituzionale, ora dimenticato, che a giudizio vanno degli imputati presunti innocenti, cui la prescrizione ruba l’onore.

Se un imputato si ritiene innocente, ma il suo processo va in prescrizione, e quindi non ottiene giustizia, acquisisce il diritto di non pagare la parcella all’avvocato che  (o incapace o troppo capace) non ha saputo ottenere dal Tribunale che il suo cliente fosse  liberato dal dubbio perenne  che colpisce ogni  “prescritto”. 

  

3 commenti su “CAUSA CHE PENDE, CAUSA CHE RENDE”

  1. Mi pare un’analisi poco approfondita che non Le fa onore, come il titolo. Le grandi rivoluzioni liberali le hanno fatte gli avvocati, non altri. Cordialmente. Bruno Franceschi.

    1. Non esistono “gli avvocati”. Sono sicuro che la censura che si voleva imporre a Milano fosse un’iniziativa dei soliti “sindacalisti” di corporazione. Ugualmente non tutti i giornalisti sono uguali: esistono gli Albertini e i Feltri. Non bisogna generalizzare. Esistono i grandi avvocati liberali e gli azzeccagarbugli. Come Lei saprà bene, il titolo è ricavato da un proverbio che gira da decenni nell’ambiente degli avvocati azzeccagarbugli.

  2. Caro Enzo, non concordo. E per spiegarmi ti rimando agli interventi del Procuratore Generale e della Presidente della Corte d’Appello di Milano che hanno usato parole ferme e chiare per sostenere i rischi di incostituzionalità della legge che sospende la prescrizione. Sono le stesse ragioni che si trovano nel parere del CSM del dicembre 2018. Gli avvocati ribadiscono il concetto difendendo la loro insopprimibile funzione di difensori dei diritti, come poi lo facciano in occasione di un momento solenne quale l’inaugurazione dell’anno giudiziale appartiene solo al momento effimero di un articolo di cronaca.

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