LA BRUTALITÀ’ DELLA POLIZIA DI HONG KONG E L’ABUSO DI POTERE [anche versione inglese]

Cronache di inaudita violenza istituzionale. La testimonianza diretta di un cittadino di Hong Kong.

di claudia lopedote

            Nel giugno scorso abbiamo seguito con apprensione e incredulità il susseguirsi degli eventi ad Hong Kong quando, in seguito all’introduzione del disegno di legge che consentirebbe alla Cina continentale di estradare sul suo territorio tutte le persone accusate di reati punibili con una pena superiore ai sette anni di detenzione, le proteste di milioni di cittadini sono incominciate, e l’illusione della “libertà speciale” di Hong Kong è finita.

            Ad agosto, le notizie sono diventate man mano sempre più gravi, con prove evidenti della brutalità della polizia contro i manifestanti. Sebbene le immagini arrivate fino a noi si siano rivelate poca cosa rispetto all’enormità delle violenze subite e documentate dai manifestanti.

            Poi, d’improvviso, ad inizio settembre ci hanno voluto rassicurare: tutto risolto, l’Extradition Bill è stato ritirato, si torna a casa felici e contenti.

            Molti politici e personaggi pubblici sensibili alle istanze dei cittadini di Hong Kong hanno accolto con sollievo le buone notizie. Guy Verhofstadt, tra questi, condividendo la notizia, ha scritto: “The people of #HongKong made a stand for their freedom and prevailed. This is a hugely positive development. Now for democratic safeguards, the release of political prisoners and an independent investigation into police brutality”.

            Purtroppo, niente di tutto ciò è vero.

L’Extradition Bill non è stato mai ritirato. Le violenze sui manifestanti e le loro famiglie non sono mai cessate. Hing Kong non è salva. Ma l’attenzione dell’Occidente è scemata, lo sguardo di molti è stato distolto dalla situazione reale e la pressione sulla Cina si è alleviata, grazie alla fede cieca riposta nelle fake news diffuse dai maggiori media inglesi, americani, europei. Mentre la pressione del regime cinese su media, individui, istituzioni di Hong Kong è schiacciante, in un clima in cui i singoli temono per la propria incolumità, per il proprio lavoro e per la sorte della società libera e aperta nella quale sono nati o cresciuti.

               Nel frattempo, sul sito Web della Casa bianca è stata lanciata una petizione

(https://petitions.whitehouse.gov/petition/call-official-recognition-chinese-communist-party-terrorist-organization) che in 3 giorni ha raccolto un centinaio di migliaia di firme per inserire, alla luce delle recenti azioni violente contro i manifestanti di Hong Kong (“da parte dell’Esercito di liberazione popolare (PLA) di Hong Kong – mascherato da polizia di Hong Kong”), il partito comunista cinese nella lista delle organizzazioni terroristiche.                                                                                           

            Vi mostriamo qual è lo stato reale delle cose ad Hong Kong, da giugno ad oggi, in questo preciso istante, in una cronistoria raccolta da un manifestante sul livello barbarico di violenza della polizia negli ultimi tre mesi. Si tratta di un diario che, nelle intenzioni del nostro testimone, non era destinato alla pubblicazione, data l’abbondanza di fonti e media che fanno il mestiere, e dato l’alto rischio personale e altre spiacevoli implicazioni temute da chi vive ad Hong Kong o lì lavora, ha i suoi affetti. Molti osservatori indipendenti hanno definito le violenze – già nel 2014, con la nascita del Movimento democratico degli ombrelli – come vero e proprio sistema istituzionale nel quale la minaccia della violenza fisica del singolo individuo da parte del potere pubblico è salita a livelli pericolosi in un’escalation inaccettabile e che non si fermerà da sola. Soprattutto perché Pechino l’ha detto chiaramente, dando ulteriore copertura alle violenze, come è stato subito chiaro all’agente di polizia che, all’indomani delle dichiarazioni bellicose del governo cinese, ha sfoderato un fucile a pompa Remington di fronte ai manifestanti disarmati.

            La penetrazione altissima e capillare delle fake news cinesi al di fuori dei territori cinesi ha spinto molti cittadini di Hong Kong a rischiare, per spingere la verità oltre il muro della censura cinese. Eccovela.

Su questo link tutta la documentazione fotografica e i video.

ATTENZIONE

Video ed immagini in questo articolo ed ai link indicati potrebbero urtare la tua sensibilità.

Traduzione di Aurelia Ciacci

https://new.criticaliberale.it/wp-content/uploads/2019/09/Cronache-da-Hong-Kong.pdf

https://new.criticaliberale.it/wp-content/uploads/2019/09/Extradition-Bill-protests.pdf

Un commento su “LA BRUTALITÀ’ DELLA POLIZIA DI HONG KONG E L’ABUSO DI POTERE [anche versione inglese]”

  1. “Non dobbiamo mai dimenticare che questo ‘capitale sociale’ nel profondo sud era essenzialmente governato con il terrore. Anche il piu umano degli schiavisti sapeva che solo con la violenza si poteva costringere masse di braccianti a lavorare dall’ alba al tramonto con disciplina, che oggi potrebbe essere vista come ‘regolare addestramento dell’ esercito ‘. Le frequenti fustigazioni pubbliche ricordavano agli schiavi quali pene spettavano per inefficienza sul lavoro, condotta disordinata e il rifiuto di accettare l’autorita superiore.”

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