QUATTRO QUESTIONI PESANTI COME MACIGNI (QUANDO LE RISPOSTE?)

Testo integrale dell’intervento di Parrini, del Pd , 24 luglio 2019, su Moscopoli

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. È iscritto a parlare il senatore Parrini. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, prima di tutto la ringrazio per aver risposto affermativamente alla richiesta di un’informativa in Aula, avanzata dal Gruppo Partito Democratico e dal nostro presidente Marcucci. La ringrazio per questo, con molto rispetto.

Non posso però ringraziarla per le parole che ha detto oggi, parole che a nostro giudizio sono in parte evasive e in parte affette da scopi palesemente diversivi. Lo sforzo che lei ha profuso per parlare d’altro e non dell’oggetto dell’informativa è ammirevole sul piano dell’impegno fisico ma è disdicevole sul piano politico. (Applausi dal Gruppo PD).

Noi abbiamo praticato verso di lei la massima forma di rispetto istituzionale che esista che è quella dell’ascolto e della presenza nutrita di senatori sui nostri banchi. Non altrettanto rispetto verso di lei ha dimostrato chi l’ha lasciata quasi solo ai banchi del Governo. (Applausi dal Gruppo PD). E soprattutto, Presidente, la stragrande maggioranza del Gruppo parlamentare che l’ha indicata alla Presidenza del Consiglio. Lei comprende che quanto che vediamo oggi in Aula, cioè i banchi quasi vuoti del MoVimento 5 Stelle, rappresenta un fatto che non si può sminuire, non si può minimizzare: ha un grande rilievo politico. (Applausi dal Gruppo PD).

Siccome ho poco tempo, devo darle ragione di come mai ritengo le sue parole di oggi evasive. Lei ha evitato di rispondere, e questo lo considero molto grave, a quattro questioni, pesanti come macigni e aleggianti intorno a questo scandalo internazionale che ha portato all’apertura di un’inchiesta che – bontà sua – il Ministro dell’interno si compiace di definire un cumulo di fantasie. Ma fantasie non lo sono per niente.

Quali sono le quattro questioni pesanti come macigni su cui lei oggi non ha detto niente?

In primo luogo, lei trova normale che Savoini fosse presente alla cena del 4 luglio con Vladimir Putin? Le hanno fatto dire – perché io credo che questo sia il motivo delle sue parole – che l’apertura dell’inchiesta sia stata successiva alla cena. È vero, ma Savoini era al centro di una inchiesta giornalistica da mesi. Sottolineo questo fatto: dal 24 febbraio Savoini era un personaggio più che discutibile. (Applausi dal Gruppo PD). Ed è stato presente alla cena con Putin. Lei questo lo trova normale? Non ha risposto su questo.

Ma c’è qualcosa di più grave: lei trova normale che a provocare la presenza di Savoini alla cena con Putin sia stato il signor Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del Presidente del Consiglio, ma anche socio in affari di Savoini e suo stretto collaboratore nell’Associazione Lombardia Russia? D’Amico è pagato dai contribuenti italiani con 65.000 euro di stipendio l’anno. (Applausi dal Gruppo PD). A mio avviso, lei avrebbe dovuto dire qui oggi che D’Amico non merita di stare un minuto di più nel suo incarico e non so come mai non l’ha detto, perché forse è meno libero di come dice di essere, dal momento che D’Amico si è macchiato di una colpa grave, non soltanto quella di aver provocato la presenza di Savoini alla cena, ma anche di aver pubblicato in passato, notizie per spingere imprenditori italiani ad investire nel Donbass, in violazione delle sanzioni internazionali. Vuole qualcosa di più grave di questo fatto? Non ci dice niente su questo? (Applausi dal Gruppo PD).

Terza cosa su cui lei avrebbe dovuto rispondere: ritiene normale che il Ministro dell’interno, Vice Presidente del Consiglio dei ministri, abbia mentito agli italiani sulla sua consapevolezza di quale fosse il ruolo di Savoini nella missione del 17 e del 18 ottobre? Lei sa che le menzogne sono acclarate. Savoini era presente e Salvini lo sapeva, tanto che ci è andato a cena la sera prima della trattativa immonda registrata da BuzzFeed e pubblicata; però per qualche ora Salvini ha provato a dire che non sapeva chi fosse. La sua versione ha retto pochissimo perché è arrivato un profluvio di foto e di documenti che ha dimostrato che lui sapeva benissimo chi fosse Savoini e anche cosa facesse a Mosca. Lei su questo non ci ha detto niente. (Applausi dal Gruppo PD).

Aggiungo un quarto fatto. Il Ministro dell’interno e Vice Presidente del Consiglio dei ministri non è stato in grado di smentire di aver incontrato di nascosto – perché nell’agenda ufficiale questo incontro non è citato…

PRESIDENTE. Concluda, per cortesia.

PARRINI (PD). Certamente, Presidente. Ho presentato sette interrogazioni, me ne sono state cassate due e non è mai venuto nessuno a rispondere. (Applausi dal Gruppo PD). Capirà che il mio diritto di parlamentare comprende anche il porre domande; me lo permetta, sono anche un po’ ferito sul piano personale da questo richiamo. (Applausi dal Gruppo PD). Un po’ ferito, non me l’aspettavo, signor Presidente. Io ho presentato sette interrogazioni e sono stato ignorato e anche bloccato. (Applausi dal Gruppo PD).

Allora, la quarta domanda che le pongo è la seguente. Il Vice Presidente del Consiglio dei ministri non è stato in grado di smentire di aver incontrato la sera prima della trattativa di Savoini, nei locali di proprietà di un soggetto colpito da sanzioni dell’Unione europea, il suo parigrado con delega agli affari energetici, Dmitry Kozak. Lo sa che Dmitry Kozak è, anche lui, uno dei colpiti dalle sanzioni internazionali? È una persona che non può entrare nel territorio dell’Unione europea e il Vice Presidente del Consiglio dei ministri italiano non può smentire di averlo incontrato di nascosto durante una missione ufficiale. (Applausi dal Gruppo PD). Lei si rende conto della gravità di questo fatto? (Applausi dal Gruppo PD). Non ho sentito una parola.

Avrei voluto dire tante altre cose. Siamo di fronte alla manomissione della credibilità internazionale del Paese. Siamo di fronte alla compromissione della sua collocazione internazionale. Siamo di fronte a un Governo, anzi a un partito di Governo, che è condizionabile – così pare – da chi tiene le redini di un Paese in cui avvengono cose che ci inquietano: è un Paese retto con metodi autoritari, i fatti delle ultime ore parlano di un’attivista per i diritti civili uccisa e un oppositore arrestato. Sono fatti gravissimi su cui mi aspettavo lei dicesse qualcosa.

Su Priolo Notizie-Home, in provincia di Siracusa, ha letto lo scambio di amorosi sensi che c’è stato tra l’ambasciatore russo e Salvini? L’ha letto? Se non l’ha letto, lo legga. (Applausi dal Gruppo PD). È una cosa vergognosa.

PRESIDENTE.Concluda.

PARRINI (PD). Concludo, Presidente. Le parole del presidente Conte, al quale mi sto rivolgendo con molto rispetto, anche se con severità, erano fatte per rassicurarci ma non ci hanno rassicurato per niente; tanto meno ci ha rassicurato, Presidente, il fatto che lei dica «garantisco io». Lei è un uomo di diritto, conosce l’articolo 95 della Costituzione. Lei è il Presidente del Consiglio dei ministri, che dirige l’attività del Governo, non è eletto direttamente dal popolo alla carica di Presidente del Consiglio. (Applausi dal Gruppo PD).

Quindi, se c’è un Ministro che non fa il suo dovere, lei non è in grado di garantire un bel niente. Questo lo dovrebbe sapere. (Applausi dal Gruppo PD). Questo Ministro è perennemente in fuga: in fuga da spiegazioni sui 49 milioni di euro; in fuga dalla Commissione antimafia sul caso Arata-Siri; in fuga dai processi; in fuga dalle mie interrogazioni. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Nugnes). È in fuga da tutto. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Per favore, concluda, altrimenti le devo togliere la parola, perché lei ha parlato un tempo doppio, non è giusto nei confronti degli altri.

PARRINI (PD). È il Ministro della fuga e del tradimento, perché ha tradito… (Il microfono si disattiva automaticamente. Vivaci proteste dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Non ho detto io di togliere la parola. Io non ho detto di togliere la parola. Concluda.

PARRINI (PD). Presidente, tre parole, perché devo spiegare. Non uso mai le parole a caso.

È il Ministro della fuga, per le ragioni che ho detto, e del tradimento, perché fuggendo così dai suoi doveri istituzionali ha tradito quei doveri stessi e le istituzioni di questo Paese e lei ne dovrebbe sentire tutto il peso. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Errani. Molte congratulazioni).

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