UN PO’ DI DIGNITÀ, ORSÙ

di enzo marzo

  1. DOMANDA A GIUSEPPE CONTE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Non invidiamo il povero nostro Presidente del consiglio stretto da due guidatori, ubriachi e senza patente, che hanno lanciato la macchina del nostro paese a folle velocità contro il muro della realtà. Apprezziamo il suo tentativo odierno di rimediare in qualche modo agli esiti prevedibilissimi dopo la lettera di Bruxelles con parole sensate: «Potete anche criticare la manovra ma non dimenticate che stiamo agendo in modo responsabile nell’interesse degli Italiani». Invece riteniamo velleitarie le parole che poi ha aggiunto: «Non alimentiamo fiati, voci, polemiche, di chiunque siano e ragioniamo sugli obiettivi e sulla costruzione di un percorso a cui tutti dobbiamo lavorare».

Il suo è un invito che prende le distanze dalle forze di maggioranza e da suoi ministri, ma non crede, caro Premier, che il nostro destino sia segnato senza una sua presa di posizione chiara e decisa che ridia un minimo di credibilità a lei stesso, al ruolo che ricopre e  al paese di fronte all’Europa?

Matteo Salvini scherza col fuoco perché vuole l’incendio. Quando accoglie la lettera Ue con la battuta: «È arrivata la lettera di Bruxelles? Va bene, aspettiamo quella di Babbo Natale» si comporta come un bullo arrogante in una bettola padana. Che con una bravata qualunque rende inattendibile ogni sforzo di Palazzo Chigi per cercare un compromesso che salvi la nostra economia.

Perché non lo avverte che dopo la lettera di Natale arriva il carbone per gli italiani?

Perché non gli scrive una lettera pubblica in cui gli intima di svolgere il suo ruolo di ministro dell’interno e di lasciare i rapporti europei al premier e ai ministri competenti?

Perché non gli comunica che altrimenti, se rende addirittura ridicolo il ruolo del Presidente del consiglio di fronte agli interlocutori europei, lei non  ci sta più a farsi carico di irresponsabilità altrui e che le sue dimissioni sono sul tavolo?

(Ma perché in Italia ci toccano dei Facta ricorrenti come i diluvi stagionali?)

2 commenti su “UN PO’ DI DIGNITÀ, ORSÙ”

  1. Ciao Enzo, da bambino passavo le mie estati in collina, nel piacentino, e visto che mio zio gestiva una bettola – beh più che bettola era un bar – vi trascorrevo un po’ del mio tempo a guardare a giocare a carte. Vi erano personaggi pittoreschi, anche ignoranti, ma estremamente divertenti, dotati di umorismo, buoni d’animo, gente che durante l’anno si spezzava la schiena nei campi o andava all’estero a fare il muratore o il panettiere o anche in Africa a fare il perforatore di pozzi d’acqua o petrolio. Per dire, a distanza di pochi anni dalla guerra, si salutavano bonariamente con uno “stammi bene fascista” anche rivolto ad un comunista o ad uno che fascista lo era stato veramente. Mi mandavano a comperare le sigarette sciolte alla “palta” (da noi si chiamava così la rivendita di sali e tabacchi) ed io non vedevo l’ora di portargliele per non perdermi le loro battute e anche maledizioni al compagno per una carta giocata male. Era un’altra Italia, di gente generosa, di nessuna cultura se non quella contadina dei loro genitori, ma che era consapevole dei propri limiti, e che mai si sarebbe sognata di essere un giorno governata da bulli arroganti (ed incompetenti) come quelli che da troppo tempo vediamo sulla scena. Ma una cosa e’ certa, Salvini – ma anche Renzi o Di Maio – non avrebbero mai potuto mettere piede in una bettola padana perche’ non avrebbero potuto uscirne con le loro gambe. Un caro saluto.

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