LA STRATEGIA DEL POPCORN

di andrea pertici

Nuova pesante sconfitta del Pd e del centrosinistra nei ballottaggi del 24 giugno.

Si tratta in fondo di un partito – e di una coalizione – che hanno ormai collezionato innumerevoli sconfitte. L’ultima era stata nelle elezioni politiche del 4 marzo, quando il Pd e il “suo” centrosinistra, “cucinato” in quattro e quattr’otto alla vigilia delle elezioni, alla bisogna di una legge elettorale che portava il nome del capogruppo “dem” e la firma anche dei due leader del centrodestra (con cui il Pd si è volentieri alleato per anni). A seguito di quelle elezioni, in cui il Pd era stato portato al minimo storico, grazie alla pluriennale strategia di rottamotori e rottamandi, non si è pensato di cambiare schema. Anzi, la perspicace reazione – portata avanti dal capo in testa a tutti gli altri – è stata da subito quella di fare gli offesi con gli elettori.

Con coloro che, dopo anni di delusioni, tradimenti e vere e proprie vessazioni politiche, avevano deciso di rivolgersi altrove. Soprattutto al Movimento cinque stelle. Un movimento in forte crescita, che, dopo essere andato dallo zero al 25% nelle elezioni del 2013, aveva conquistato, il 4 marzo 2018, un terzo degli elettori. Un movimento che aveva proposto più volte al Pd un accordo di governo, al quale era sembrato poter condurre il percorso istituzionale portato avanti dal Presidente della Repubblica e quindi dal Presidente della Camera Fico. Ma, quando quest’ipotesi stava iniziando a prendere forma il “capo” del partito, in un’intervista su RaiUno, l’aveva affossata, sconfessando anche gli sforzi del segretario temporaneo (o, come usano dire, “reggente”). Questo perché la strategia era una sola, quella del popcorn: stare all’opposizione mentre governano “i vincitori”, come – con il solito scarso senso delle istituzioni – i “dem” chiamavano Lega e Movimento cinque stelle, che, in realtà, si erano presentati in contrapposizione e, a differenza di quanto, sempre i “dem” dicevano, avevano meno punti programmatici in comune di quanti ne avessero gli stessi cinque stelle con il Pd. Ma soprattutto avevano molti meno elettori in comune. Perché gli elettori che il Pd e il centrosinistra hanno perduto nella misura di milioni hanno votato altro e in particolare – in larga parte – il Movimento cinque stelle. Ecco, per recuperare quegli elettori, forse, come con molti altri avevamo suggerito, ancora una volta inascoltati, sarebbe stato forse meglio stringere un “accordo di governo” e cominciare a sviluppare politiche diverse, rispetto a quelle portate avanti in un disastroso quinquennio (preceduto da un anno e mezzo di governo tecnico, sempre con il centrodestra), politiche sociali e per uno sviluppo sostenibile, capaci di dare risposte a quelle situazioni di forte difficoltà economica in cui si trovano molte persone, che forse i “democratici” e i “centrosinistri” vari non conoscono più. Invece, come abbiamo detto, si è preferita la “strategia del gufo” o “del popcorn”: stare seduti sui comodi scranni parlamentari (almeno quelli che comunque ce l’hanno fatta, che in fondo sono quelli di cui al capo importava) a godersi lo spettacolo del fallimento altrui. Che naturalmente non è affatto scontato e soprattutto sarebbe per l’Italia un grosso problema. Ma, del resto l’Italia non è più affar loro, perché gli italiani, con il loro voto li hanno offesi. E fino a ieri hanno continuato a offenderli. E chissà per quanto ancora li offenderanno. Ma loro si ingozzano di popcorn e vanno “avanti”, come si sarebbe detto poco tempo fa. Salvo, semmai, immaginare qualche “fronte repubblicano” (absit iniuria verbis) che consenta loro, mentre si sgranocchiano i popcorn, di chiacchierare un po’ di quanto sono rozzi e incolti gli altri (mentre sono ben noti i fulgidi esempi di cultura degli ultimi cinque anni). Intanto gli italiani votano. Senza offesa.

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