IN POLITICA LA LOGICA DEL MENO PEGGIO NON SEMPRE FUNZIONA

di franco pelella
Marco Travaglio ha dedicato l’editoriale di venerdì scorso al nuovo governo. Egli ha, tra l’altro, scritto: “…Molte cose della Lega e alcune dei 5Stelle non ci piacciono, ma il demenziale Aventino del Pd non ha lasciato alternative al patto giallo-verde. Salvo, naturalmente, le elezioni anticipate che ci avrebbero regalato un magnifico governo Salvini-Berlusconi. E, tra un governo con Salvini premier alleato del Caimano e un governo con Conte premier sostenuto dal M5S al 32,5% e dalla Lega al 17.5%, preferiamo il secondo: non sappiamo ancora se definirlo sulla carta migliore o meno peggiore, ma lo sapremo presto…” (Meglio o meno peggio; Il Fatto Quotidiano, 1/6/2018). Non sono d’accordo.
 

E’ vero che in caso di nuove elezioni ci sarebbe stata probabilmente una vittoria della destra e, quindi, un possibile governo di destra. Ma la logica del meno peggio (che con un eventuale governo Pd-Leu-M5S avrebbe avuto un senso dato che si sarebbe trattato di un’alleanza tra forze politiche sicuramente democratiche) con un governo M5S-Lega fatto per evitare un governo tutto di destra questa volta, secondo me, non funziona. Perché l’alleanza del M5S con la Lega costringe una forza politica democratica ad accettare un’alleanza con una forza para-razzista come la Lega che ha prodotto, come primo risultato, un contratto di governo che, come dice, Gustavo Zagrebelsky, non è compatibile con i diritti umani. Sarebbe dovere di ogni forza politica democratico evitare ogni tipo di accordi politici con le forze politiche che democratiche non sono; la chiarezza che deriva dalla distinzione dei ruoli fa bene alla democrazia, la commistione sicuramente no.
Cordiali saluti
 

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