DOV’E’ FINITO IL POPOLO DEL 4 DICEMBRE?

di pier paolo caserta

In molti stanno misurando, nel bene e nel male, la propria contrarietà o il proprio assenso nei confronti del nascente governo sull’asse dell’Europa, dell’economia, del contrasto all’austerity. Suggerirei di riposizionare le aspettative, tanto per cominciare, su quanto si legge alle pagine 6 e 7 del “Contratto” a proposito del “Comitato di conciliazione”, un organismo parallelo al Consiglio dei ministri chiamato a decidere sulle eventuali discordanze tra le due parti politiche che hanno sottoscritto il “Contratto per il governo”. Il funzionamento non è chiaro e del resto, con una ulteriore forzatura giuridica, una dicitura alla fine del paragrafo precisa che “la composizione e il funzionamento del Comitato di conciliazione sono demandate ad un accordo tra le parti”. Un tale organismo rappresenta una sostanziale alterazione dell’architettura costituzionale e invade le funzioni dell’Esecutivo.

Ho dato per scontato che il “Contratto per il governo” tra Lega e M5S sia l’espressione ultima di una straordinaria confusione tra pubblico e privato. Prosegue nella lettera e nello spirito il berlusconismo, azzera il senso e il valore della mediazione politica, rappresenta il culmine di un lungo processo involutivo del quale penta-leghisti e fascio-stellati sono esito consequenziale. Il “Contratto” è del tutto irrituale e di per sé non ha alcun valore, ma deve essere preso molto sul serio per l’indole politica di cui è rivelatore. Deve essere letto e inteso alla luce del retroterra culturale e politico-ideologico che lo ha prodotto.

Ora, io credo che nel “Contratto” del penta-leghista e del fascio-stellato ci siano due tipi di cose: quelle scritte per non essere realizzate e quelle scritte per essere realizzate. L’economia, l’Europa, i trattati, stanno tra le prime, siamo sul piano dei puri proclami. Tra le seconde ci sono il “Comitato di conciliazione”, la volontà di introdurre il vincolo di mandato, la politica dei rimpatri, il feroce giustizialismo. L’indole politica della Lega e del M5S si concentra interamente qui. Perciò mi sembra fuorviante pensare di usare il “Contratto” di due contraenti cialtroni e del tutto inaffidabili come piattaforma per parlare di economia e di altre questioni serie, quando il tema è la manifesta ostilità nei confronti della democrazia liberale e dello Stato di diritto.

Se e tanto a lungo quanto governeranno, M5S e Lega faranno marcia indietro su quanto di “buono” qualcuno ingenuamente si attende, mantenendo o nei fatti peggiorando tutto il peggio. Nel momento in cui scrivo, ritengo ancora possibile che decidano di non farne nulla. Il terreno è pronto per aizzare la folla contro Mattarella che da parte sua ha già pronto il governo tecnico (eufemisticamente chiamato “neutrale”) e contro Bruxelles, per poi cercare il bagno di popolo in nuove elezioni. Credo sia una opzione disponibile e i prossimi giorni diranno. A favore del “Contratto” ha votato il  94% di 44.976 militanti cinque stelle. Il M5S ha così cercato e naturalmente ottenuto il desiderato plebiscito per il “Contratto” di governo con la Lega. Ad aver votato, venerdì 18 maggio, sulla piattaforma Rousseau sono stati 44.796 militanti, cioè poco di più del numero usuale, storicamente, per questo tipo di votazioni online del Movimento. Si tratta per lo più dei cosiddetti “attivisti digitali” (per intenderci gli stessi che in rete da anni insultano compulsivamente chiunque osi criticare il M5S), che rappresentano una cinghia di trasmissione intermedia tra la leadership del movimento e la base, dunque poco meno di 45mila persone chiamate dai padroni del movimento a decidere per circa 10 milioni di elettori e a ratificare orientamenti già definiti e decisioni già prese, spacciando per democratica una pratica plebiscitaria aggiornata ai tempi del web. Allo stesso scopo la Lega allestisce i gazebo, dopo di che se il tavolo dovesse saltare la colpa sarà dell’altro, del perfido Mattarella, dell’ingerente Europa.

Veniamo al vincolo di mandato. Alla pagina 35 del “Contratto” si legge: “Occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo. Del resto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori, come si può ricavare dall’articolo 160 della Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna.”

Naturalmente si vuole far credere, e si mette nero su bianco, che lo scopo sia quello di contrastare il fenomeno del trasformismo. Ma a chi abbia fatto la tara alle due forze politiche “contraenti” riesce davvero difficile crederlo. Ben più probabile che il consenso popolare contro i frequenti cambi di casacca sia il grimaldello per irreggimentare i parlamentari nelle direttive del partito. Soprattutto quando le forze politiche che propongono l’introduzione di “forme di vincolo di mandato” sono le stesse che intendono istituire il “Comitato di conciliazione”! Il risultato finale di questo ‘combinato disposto’ è la sottrazione di potere al parlamento e la subordinazione dell’Esecutivo ad un Direttorio grillo-leghista (altra assonanza storica immediata è rappresentata dal Gran consiglio del fascismo, ma poi arriva subito qualcuno a dire che vediamo mostri dove non ci sono).  Del resto le pulsioni antiparlamentari non sono affatto una novità nel M5S, si ricorderanno le sfuriate di Grillo contro l’articolo 67 della Costituzione (“Assenza di vincolo di mandato”, appunto) all’indomani delle elezioni del 2013.

Da Lega e M5S non mi sono mai aspettato nulla di diverso. Mi sconcerta molto di più l’assenza di reazioni ad una simile proposta politica, sembra che in un Paese che si percepisce stanco, e forse più stanco di quanto pure potrebbe essere, quasi più nessuno si renda conto dei suoi elementi chiaramente anomali, del suo carattere eversivo. Dove è finito il popolo del 4 dicembre, che si era giustamente sollevato contro il tentativo renziano di alterare l’equilibrio liberale tra i poteri? Non ha nulla da dire ora? Eppure proprio Lega e M5S furono determinanti per il prevalere del NO. Ma chissà se loro lo fecero per salvaguardare la Costituzione e l’equilibrio dei poteri (come facemmo noi), oppure perché volevano andare al potere al posto degli occupanti di allora.

 

2 commenti su “DOV’E’ FINITO IL POPOLO DEL 4 DICEMBRE?”

  1. “Dove è finito il popolo del 4 dicembre, che si era giustamente sollevato contro il tentativo renziano di alterare l’equilibrio liberale tra i poteri?”
    Che domanda assurda! I 9 milioni che hanno salvato la Costituzione sono rimasti con i 5 Stelle e sono al governo!

  2. Il fronte del NO fu composito, non c’erano soltanto i cinque stelle, ancorché numericamente decisivi. In ogni caso, restiamo al M5S. La domanda non mi sembra assurda e occorrerebbe rispondere a questo: perché non hanno nulla da ridire ora, che le tentazioni di alterare l’equilibrio liberale tra i poteri sono espresse dalla loro parte politica? La Costituzione va difesa sempre o a seconda della convenienza? Sono andati (forse) al governo, o al potere?

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